LA CIVETTA March 2018 | Page 57

lifestyle

Mafia è non poter provare a ragionare o discutere con chi fa tutto questo perché l’unica risposta sarebbe puntualmente la minaccia di violenza fisica. Ho deliberatamente scelto esempi banali di vita

quotidiana per cercare di rendere immediatamente chiaro quanto l’esercizio della violenza, anche solo verbale, e la prepotenza partano anche dalle azioni di ogni giorno. E che non si limitano

ovviamente solo a queste. Corruzione, intimidazioni, pizzo, contrabbando, ricettazione: la mafia ha oggi i suoi appoggi in molte istituzioni private e anche statali, diventando sempre più elusiva e difficile da contrastare.

La mafia è cultura. O meglio, non-cultura. Oggi si parla di cultura mafiosa per indicare questo

fenomeno e avendo vissuto per ventuno anni a Palermo posso affermare che è vero.

Paradossalmente, si comincia a diventare mafiosi sin da bambini. L’istruzione ricevuta in famiglia, il quartiere in cui si nasce e le amicizie che si fanno sono tutti fattori che concorrono alla formazione del futuro mafioso. Non può esistere un riscatto sociale se non attraverso la scuola e la cultura, che purtroppo a volte faticano ad entrare in determinate realtà. Con ciò non intendo dire che chi nasce

in una famiglia mafiosa è destinato ad essere mafioso e, viceversa. Il più delle volte, tuttavia, è proprio la mancanza di cultura e la sfiducia totale nello Stato a far sì che le aspirazioni di tanti giovani si riducano alla mera imitazione di quello che hanno davanti agli occhi. E quale miglior modo di

ottenere quello che si vuole senza sforzare la mente, non conoscendo nient’altro che la realtà che si vive tra i vicoli vicino casa? L’uso della violenza, ovviamente. Ecco che il ciclo ricomincia.

La mafia è silenzio. Quello che più spaventa della mafia è l’atteggiamento dei non-mafiosi. La maggioranza dei quali si riduce ad accettare passivamente questo stato di cose e della quale faccio parte anche io, non senza vergogna. È difficile cambiare, ma non impossibile. Ci sono state persone,

non eroi ma persone comuni, che hanno lottato contro questo sistema facendo semplicemente il

proprio dovere e che sono state uccise per questo. Paolo Borsellino, Padre Pino Puglisi, Peppino Impastato, Rocco Chinnici, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, solo per citare i più conosciuti.

Nomi, solo nomi, per far presente che non c’è niente di affascinante o intrigante in un’associazione criminale che ha commesso i crimini più atroci per salvaguardare se stessa.

La mafia è un atteggiamento. Mafia è saltare la fila alle poste. Mafia è non poter provare a ragionare o discutere con chi fa tutto questo perché l’unica risposta sarebbe puntualmente la minaccia di violenza fisica.

DI: GIORGIO BAIAMONTE