Di: Beatrice Bernasconi
Quello che mancava era proprio una bella medaglia olimpica, che si è guadagnato con il secondo posto nella sprint del 13 febbraio. Anche nel biathlon non ci siamo fatti mancare i successi con i due bronzi in staffetta e nella 10km maschile.
La decima medaglia è l’oro in snowboard di Michela Moioli, ventiduenne di Bergamo. Si tratta del primo oro olimpico nella storia dello snowboard italiano. Già ai Giochi di Sochi 2014 Michela aveva avuto l’opportunità di vincere, ma a causa di una terribile caduta non era riuscita nell’impresa. Dopo l’infortunio al crociato sinistro ha continuato ad allenarsi duramente senza mai arrendersi. Gli sforzi sono stati ripagati
da una vittoria trionfante.
PER CHI ANCORA NON CONOSCE CAROLINA:
Elegante, maestosa e sempre commovente, Carolina Kostner è un pilastro del pattinaggio artistico italiano e una presenza costante nel panorama delle gare mondiali. È nata a Bolzano l’8 febbraio 1987 e ha iniziato a pattinare all’età di quattro anni. La madre era una pattinatrice e il padre un allenatore di hockey, cugino della famosa sciatrice Isolde Kostner: il ghiaccio le scorre nelle vene. Ha iniziato a gareggiare a livello
europeo e mondiale nel 2003-2004. Da allora ha vinto cinque campionati europei e l’oro ai Mondiali 2012 a Nizza. Nei Mondiali 2005-2008-
2013-2014 ha vinto due argenti e due bronzi e altrettanti agli Europei, tra cui quelli di Mosca 2018, in cui si è guadagnata il terzo posto. Alle Olimpiadi di Sochi 2014 ha vinto la medaglia di bronzo. A PyeongChang si è classificata a quinta, ma questo posto vale come una medaglia.
Nonostante infortuni, problemi, difficoltà, dopo circa quindici anni Caorlina è ancora sulla scena mondiale. La sua grazia ed espressività sul ghiaccio sono uniche, riesce sempre a commuovere e a lasciare pubblico e giuria senza fiato. Dalle sue parole si percepisce come l’esperienza e la crescita siano per lei le chiavi del
successo. Ora guarda avanti verso i prossimi Campionati Mondiali di Milano 2018, perché ancora non è pronta ad appendere i pattini al chiodo.
Questa mia Olimpiade è la metafora dello sport e della vita. Il punto non è trovare la perfezione, ma scoprire i propri limiti, rialzarsi quando si cade e superare gli ostacoli che man mano si palesano sulla propria strada. Quando due anni fa sono ripartita da zero, non sapevo nemmeno se il mio corpo avesse intenzione di partecipare al progetto. Oggi posso dire che rispetto a Sochi, al di là del risultato, mi sento più forte in tutto. Anche mentalmente. Ho trovato i giusti equilibri, che mi hanno aiutata a vivere questa avventura serenamente. Spero la mia storia possa essere di ispirazione a chi è in difficoltà. Non è facile, ma
ne vale la pena. Si è chiusa un’era? Non lo so. Adesso ricarico le pile e preparo i Mondiali di Milano. Poi ci penserò: certe decisioni non vanno prese a caldo.
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