IL DIPARTIMENTO
conf
ronto
un bristolian
a torino
Ciò che mi ha maggiormente colpito in
quanto studente Erasmus è l’approccio
avanzato del sistema d’istruzione universitario italiano. Io ero all’Università degli
Studi di Torino, e studiavo Storia dell’arte
ed Estetica. Non si tratta assolutamente di
un’esperienza rappresentativa dell’istruzione universitaria italiana in generale, ma
è comunque stata l’occasione di constatare
ciò che si dava per scontato da tutti, per
quello che pareva: aule pienissime la prima
settimana dell’inizio dei corsi, poi quasi
vuote al termine del semestre. Una professoressa che, nonostante la diminuzione
della quantità di studenti nell’aula, continuava a parlare in un microfono da un palco
soprelevato e lontano. Una partecipazione
minima da parte di noi studenti, poiché
quasi mai richiesta o animata. E alla fine
un esame, non sulla lezione che abbiamo
ascoltato e seguito, ma sulla lezione com’è
stata scritta nei libri presenti nell’elenco
del programma didattico. Personalmente
ho imparato delle cose, quelle che cercavano di insegnarci, e ho potuto leggere molti
libri interessanti. Poi ho dovuto rigurgitare queste informazioni in vari esami
orali, e avrei avuto sicuramente molto più
successo se l’avessi fatto nel modo in cui ci
si aspetta apparentemente che gli studenti
facciano, cioè a memoria.
Quest’istruzione, in fin dei conti, sembra
potersi riassumere in questo modo: prima,
ascoltare quello che si dice. Poi ripetere
quello che è stato detto, o meglio scritto.
Lì sembra finire. Il lato positivo di questo
approccio dell’istruzione è che se ci si
impegna per dominare le aspettative di
quel sistema, si diventa molto istruiti e
competenti in un certo modo di fare e di
pensare. Ma un lato negativo potrebbe
forse essere che questo approccio, che lascia poco spazio all’espressione individuale
, mira ad autogiustificarsi, producendo la
stessa materia di cui è fatta, cioè producendo persone, membri utili per una determinata società come quest’ultima vuole
che siano utili, invece di cercare di formarli
in modo da superare le insufficienze del
sistema esistente. Forse la cosa migliore di
questo sistema è che, se si riesce ad evitare
il disfattismo, può magari inculcare un
certo spirito critico insieme agli strumenti
intellettuali necessari per trasformare il
sistema che ci ha formato, e cercare altri
modi di fare e di pensare.
ned darlington