CANTARE LA MIGRAZIONE: WILLIE PEYOTE E GHALI
Maël Bertotto - 3rd year French & English, Incoming Year Abroad Student
Il sito del Museo di Ellis Island (New York), permette di cercare il proprio cognome tra i passeggeri che vennero registrati una volta arrivati sull’isola: quello che si nota è il numero altissimo di italiani presenti tra i viaggiatori, evidenziando come solamente cent’anni fa, fossimo noi italiani ad imbarcarci in viaggi pericolosi alla ricerca di un futuro migliore. Nella canzone “Io non sono razzista ma…” (2015), Willie Peyote, mette in luce il rapporto controverso tra
italiani e migrazione, evidenziando l’ipocrisia e l’incoerenza che spesso dominano il dibattito pubblico su questo tema. Spesso chi è contrario all’immigrazione, come ha anche dimostrato la campagna per la Brexit, usa i migranti come causa della mancanza di lavoro, alchè il cantante ribatte:
Alla parola “migrazione” si possono associare diversi significati: sia dolore che speranza, perdita e arricchimento. Nel discorso politico e mediatico si parla spesso di “emergenza migratoria”, quando invece la storia ci insegna che è tutt'altro: la migrazione è un fenomeno antico quanto l’umanità e per questo parte della nostra identità.
GHALI
WILLIE PEYOTE