ARTE E CULTURA
Quanto c’è dell’anima napoletana in questo film di animazione?
La risposta che mi piace dare è che ogni città affonda le sue radici sul terreno di cui è composta. Molta della mentalità è ovviamente legata agli abitanti. Basile raccontava una storia in cui Cenerentola spezza il collo alla sua matrigna, quasi la decapita, per far prendere il suo posto a un’altra matrigna che le aveva promesso di essere migliore. Cenerentola è subito carnefice, ma la seconda matrigna è peggiore della prima, ha sei figlie e fa innamorare il marito di queste e al tempo stesso lo fa disamorare nei confronti della sua unica figlia, Cenerentola appunto. Per quanto riguarda circoscrivere il luogo dei valori, questi sono espressi in una fiaba che toglie qualsiasi tipo di connotazione spazio-temporale, sono universali. Noi abbiamo messo molta Napoli attuale nel film, interpretando dei ruoli che non seguono alcuno stilema classico di espressioni ma vanno a raccontare l’essere umano. Noi ci prendiamo in giro da soli e al tempo stesso proviamo un grande amore per la nostra città, quindi proviamo a mettere chi siamo nel film, il problema è che chi guarda ci mette del proprio. Napoli è un baricentro di un mondo in equilibrio, una città come tante altre.
Qual è stata l’ispirazione per quanto riguarda la musica del film? A quali generi vi siete ispirati? Sono generi legati alla musica napoletana?
Noi abbiamo la musica, il teatro, la poesia, l’arte napoletana. La musica è una delle forme d’arte più grandi della nostra cultura. Per tanti anni il festival di Sanremo, il festival della canzone italiana, si è accompagnato al festival della canzone napoletana. Molti cantanti napoletani che cantano in napoletano riescono a diventare dei fenomeni anche all’esterno di Napoli, uno fra tanti è Pino Daniele. “A chi appartiene”, una delle canzoni del film, è stata candidata al David di Donatello e La Gatta Cenerentola ha anche avuto delle nomination in svariati festival per quanto riguarda la colonna sonora.