L’Italian Film Festival di Cardiff di quest’anno ha come tematica principale la città di Napoli. Cosa vi ha spinto a scegliere questa tematica in generale e questi film in particolare invece di altri?
Io e Luca Paci abbiamo aperto l’Italian Cultural Centre Wales nel 2015 che organizza, tra gli altri eventi culturali, anche l’Italian Film Festival di Cardiff per poter presentare al mondo gallese un’idea non stereotipata dell’Italia e farne vedere una rappresentazione alternativa. Selezioniamo film di artisti italiani ambientati in Italia che però abbiano una tematica di più ampio respiro a cui tutti possano partecipare e in cui tutti possano riconoscersi.
Com’è nata la collaborazione tra voi organizzatori dell’Italian Film Festival di Cardiff e gli artisti dei film selezionati per l’edizione di quest’anno?
Questa collaborazione con i vari artisti è nata pian piano nel corso delle varie edizioni. In particolare collaboriamo con la Sardegna Film Commission e con la Lucana Film Commission, che quest’anno hanno portato rispettivamente come contributo al festival il film “Figlia Mia” e il film “Metti la nonna in freezer”. Collaboriamo inoltre con altre associazioni e case di produzione napoletane, venete, ecc. Le collaborazioni sono iniziate con contatti scritti e telefonici, poi c’è stato un passaparola e abbiamo avuto anche delle richieste. Il pubblico è al 70% italofilo, ossia composto da madrelingua inglesi e gallesi interessati alla cultura italiana, e al 30% italiano; ogni anno ci sono sempre nuove persone che decidono di assistere al festival. Abbiamo un budget limitatissimo e adottiamo la politica di “adottare un artista”, quindi gli artisti, a meno che non lo richiedano, non soggiornano in albergo ma nelle case dello staff del festival o degli amici che sostengono il festival. Il servizio di catering per gli artisti è offerto dai 5 ristoranti italiani che sponsorizzano il festival. Con altri aiuti finanziari da parte di altri sponsor paghiamo la distribuzione dei film. Noi dello staff siamo volontari, non guadagniamo nulla. .
Com’è nata l’idea di fondare l’Italian Cultural Centre Wales (ICCW) e di organizzare il festival?
È nata grazie all’incontro mio e di Luca grazie ad un’amica napoletana che abbiamo in comune, Serena Guarracino, laureata all’Orientale nell’ambito della comparatistica e docente universitaria a L’Aquila. In quel periodo inoltre aveva aperto il ristorante/bar “Calabrisella” a Cardiff, uno dei nostri sponsor. L’apertura del ristorante ha reso più visibile la popolazione italiana a Cardiff, città che dall’Ottocento è caratterizzata da un flusso costante di immigrazione proveniente dal nostro paese. Ci siamo resi conto che c’era un bacino di utenza italiana enorme, e per di più l’interesse nei confronti dell’Italia da parte dei gallesi è molto forte, anche perché questi ultimi si definiscono “Italians in the rain”, in quanto il loro temperamento e alcune loro caratteristiche culturali sono simili a quelli italiani. Abbiamo aperto l’ICCW nel maggio del 2015 e il primo festival è stato fatto alla fine di ottobre 2015. A parte quest’anno e la prima edizione, generalmente il festival si svolge durante l’ultima settimana di novembre.
ARTE E CULTURA