POLITICA
paradossalmente per creare una nuova forma di conformismo, e cioè quella del radical chic e del politically correct: il conformismo dei “figli di papà” – come li descrive Pier PaoloPasolini nell’infuocata poesia Il Pci ai giovani – e cioè di chi finì per abbracciare gli ideali del movimento più per tendenza che per sincera adesione.
Ciò per cui però il ‘68 è tutt’oggi ricordato come uno dei momenti storici più vivaci ed effervescenti del 1900 italiano è perché quelli furono gli anni dell’idealismo: della fiducia dei giovani non solo nel futuro, ma soprattutto fiducia nel loro potere di poter plasmarlo adattarlo alla loro nuova e liberale visione del mondo. Quanto però di quell’idealismo è sopravvissuto dopo 50 anni?
In una società sempre più consumista quale è quella di oggi, molto potrebbero dire quasi nulla. Smarrito è il valore della protesta: mentre per un/a sessantottino/a sarebbe stato il solo valido mezzo per ottenere nuovi diritti e tutele, oggi ne se ridicolizza spesso il significato. Basti pensare ai vari tentativi di occupazione di scuole ed università da parte degli studenti, ridotti ormai a momento ricreativo e di fuga per i giovani dai loro doveri di studenti piuttosto che a momenti di raduno politico collettivo. Perdute sono poi le visioni politiche dell’epoca. La generazione dei sessantottini visse in bilico tra due ideologie politiche inconciliabili: capitalismo o comunismo. Attualmente i meccanismi della politica italiana sono invece privi di rigidi confini, come testimoniano le alleanze tra partiti diversi che hanno preso vita nel corso degli anni, non ultima quella tra Movimento 5 Stelle e Lega Nord nata quest’anno. Ma soprattutto vi è un senso di disinteresse nei confronti della politica, soprattutto da parte dei giovanissimi: alla generale disaffezione si aggiungono poi i social networks che, diffondendo notizie spesso distorte, fomentano come in un vortice una sempre maggiore disinformazione. Da tutto ciò risulta il diffondersi dei fenomeni del populismo – di qualsiasi credo politico si tratti– che fa leva sui soli sentimenti popolari, che sono però per l’appunto spesso condizionati da informazioni mistificatorie, oppure dell’antipolitica.
Esistono però sacche di resistenza a questo fenomeno di generale lassismo, e sono i giovani di oggi, non quelli di ieri. Li si può incontrare in quasi tutte le università italiane. A rappresentare ancora quell’idealismo. Li si può ascoltare discutere le teorie Marxiste, alcuni di loro vestono addirittura come un tempo. E anche se sono una minoranza, si battono davvero con passione per avvicinare i giovani alla politica. Gli attivisti esistono tutt’oggi. Sono probabilmente solo cambiati i tempi per una rivoluzione di quella portata, ed è forse sbagliato pensare al presente volgendo un occhio sempre nostalgico al passato. Resterà però sempre il ricordo di quella generazione di giovani hippie appassionati e volenterosi.