LA CIVETTA December 2017 | Page 33

dallo stato italiano; in Sardegna questo sentimento è rappresentato dal movimento “Sardigna Natzione Indipendentzia” collocata politicamente a sinistra; in Veneto il partito più popolare è “Indipendenza Veneta”; il “Movimento Neoborbonico” prevale invece in Campania, specialmente a Napoli, il quale sostiene che l’Unità d’Italia abbia unicamente danneggiato il Meridione. Bisogna ricordare che l’Italia, come stato, fu ufficialmente fondato il 17 marzo 1861 e che è quindi relativamente giovane, con solo centocinquantasei anni alle spalle. Mentre manca ancora, a mio parere, una chiara identità nazionale, accettata e riconosciuta da tutti i cittadini italiani, seppur si stia percorrendo una giusta direzione in tal senso dalle istituzioni repubblicane.

Un’altra regione che ha fatto richiesta al governo centrale di maggiore autonomia è l’Emilia-Romagna, che però a differenza di Veneto e Lombardia non ha indetto alcun tipo di referendum, poiché la richiesta di maggior autonomia nei ventitré ambiti di sopra elencati da parte delle regioni nei confronti dello stato è prevista dalla costituzione. Il presidente della regione Emilia-Romagna ha pertanto inoltrato al presidente del consiglio Paolo Gentiloni richesta formale per far sì che si avviino le trattative affinché la regione che amministra possa usufruire di maggiori margini di autonomia. m

Ora ci si chiederà, giustamente, perché Veneto e Lombardia abbiano speso milioni di euro dei contribuenti, per indire un referendum consultivo, al fine di richiedere maggiore autonomia, se questo tipo di richiesta, costituzionalmente, non necessita del passaggio referendario. La motivazione è molto semplice: nonostante sia prevista dalla costituzione la richiesta di cui prima, il referendum rafforza il potere dei presidenti delle regioni quando si siederanno ai tavoli delle trattative, dato che è sì vero che la costituzione prevede che le regioni possano richiedere maggiore autonomia al governo centrale, ma allo stesso tempo la carta costituzionale non prevede che la richiesta della regione debba essere avallata dal governo centrale; in tal modo, con il consenso popolare, la regione Lombardia e Veneto potranno far valere con maggior forza le proprie volontà grazie al voto plebiscitario del referendum.

In conclusione, essendo un cittadino veronese, quindi veneto, ritengo che il risultato del referendum di entrambe le regioni –ma soprattutto della regione Veneto che ha superato il quorum- debba essere ascoltato dal governo centrale e, di conseguenza, accolto il desiderio dei cittadini di ricevere maggiori margini di autonomia, soprattutto in materia fiscale. Le trattative non saranno semplici, soprattutto perché, come scritto all’inizio, Lombardia e Veneto sono due fra le regioni più ricche d’Italia e pertanto il loro gettito fiscale influisce notevolmente sulle casse dello stato che fa particolare affidamento, soprattutto in questo periodo di crisi economica, sulle entrate tributarie dellve regioni del Nord per far funzionare molti servizi al cittadino. Contestualmente, però, credo che non si possa ignorare, in uno stato democratico, una richiesta che proviene dal popolo mediante un mezzo ufficiale quale il referendum; si è accumunato, in maniera totalmente inappropriata, questo referendum con ciò che è successo in Catalogna: si tratta di due eventi completamente dicotomici, dato che il referendum italiano si è svolto con l’approvazione del governo centrale e non prevedeva l’uscita, in nessuna delle due regioni, dallo stato italiano; ciò che è capitato in Catalogna è completamente differente, per modalità e propositi, da ciò che è capitato in Italia, in Catalogna si è svolto un referendum illegale in una regione che già gode di uno statuto speciale, certo è che, dopo aver visto le violenze della polizia spagnola ai danni di cittadini disarmati e non violenti, viene spontaneo domandarsi se in effetti non abbiano ragione i catalani, quando sostengono di trovarsi nuovamente sottomessi ad un regime franchista.

Per concludere propongo una citazione da Corto viaggio sentimentale romanzo breve di Italo Svevo:

‘Il signor Anghios […] aveva osservato che quando due italiani si trovano allo stesso tavolo, avevano la gran voglia di lasciarlo per non sentire più l’altro’ (Svevo, 1928).

OPINIONI

di: DAVID

RECCHIA