LA CIVETTA December 2016 | Page 24

A HOME AWAY FROM HOME,

LA MIA NUOVA CASA OLTREMANICA

Appena arrivata all’aeroporto di Bristol ho incontrato una ragazza italiana alla fermata dei taxi e, per ingannare l’attesa, ci siamo messe a parlare. Quando le ho detto che stavo per iniziare il mio Erasmus mi ha sorriso e, con tono un po’ malinconico, mi ha detto: ‘Anche io l’ho fatto qua! E adesso sono tornata per fare un master. Non sono riuscita a stare lontana per molto da questa città’.

In quel momento, reduce da un volo durante il quale avevo passato metà del tempo a piangere, quella ragazza mi è sembrata una pazza. Cinque mesi mi basteranno, mi sono detta in quel momento, e poi dritta a casa.

Il problema è che questa città ti cresce addosso, lentamente.

Durante la prima settimana ti sorprendi sempre più spesso a guardare le luci del tramonto sull’acqua del fiume vicino all’Harbourside, e pensi che non sono poi così diverse da quelle che si riflettono sul porto di Genova.

Il primo mese passa e la memoria del tuo telefono è piena di foto, e la tua testa piena di nuovi ricordi che sai bene ti rimarranno impressi per tutta la vita.

Sullo sfondo c’è questa nuova città, la stessa che nei primi giorni era così aliena, come fatta al contrario, specialmente quando si deve attraversare la strada, che in così poco tempo è diventata tua, e ti ha accolto a braccia aperte per non lasciarti più.

Dopo un po' inizi a vedere le cose che prima ti davano fastidio sotto una nuova luce e anche farsi a piedi le lunghe ed infinite salite di Park Street e di St. Michael’s Hill non è più una sofferenza così atroce. La pioggia che ti sorprende all’improvviso quando non hai l’ombrello non ti fa più disperare, perché in fin dei conti non si tratta quasi mai di un vero e proprio diluvio, le così tipiche shower britanniche.

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