La vittoria del No al recente referendum è stata celebrata in Italia come un trionfo della democrazia. Se è vero che l'altissima partecipazione è un buon segno di salute del sistema democratico, personalmente sono preoccupato per le conseguenze sulla stabilità del Paese e per il suo futuro.
Io ho votato Sì perchè credevo che la riforma del sistema istituzionale, con una sua semplificazione, fosse un'opportunità storica importante, un segnale concreto di cambiamento. Sono d'accordo che la riforma della Costituzione voluta da Renzi non fosse perfetta, ma gli va dato atto di essere stato il più dinamico riformatore degli ultimi 30 anni, inclusa la legge sulle unioni civili che, anche quella lontana dall'essere totalmente soddisfacente, almeno ha portato l'Italia nel ventunesimo secolo dal punto di vista dei diritti delle persone omosessuali. D'altra parte nessuna riforma è perfetta, e la ricerca della perfezione rischia di diventare una scusa per non cambiare niente, un classico vizio italiano.
Credo che il No abbia vinto principalmente perchè la maggioranza degli italiani hanno voluto esprimere un voto contro Matteo Renzi. Renzi ha dimostrato ingenuità o eccessiva "hubris" nel personalizzare il referendum, un po' alla Cameron; ha pagato le politiche di accoglienza degli immigrati e la crescita dell'insofferenza delle fasce più povere che non si sentono più rappresentate dai partiti tradizionali; ha gestito il potere con toni autoritari ed è riuscito a riunire contro di sé sia la destra sia la sinistra, trasformando il PD in un partito di centro come il New Labour, senza avere però l'abilità politica di Tony Blair né una maggioranza netta ottenuta attraverso elezioni. Forse le sue intenzioni erano buone, alcuni risultati positivi, ma troppi gli errori.
Renzi è stato fedele alle sue promesse e il giorno dopo la sconfitta si è dimesso. Cosa insolita in Italia, dove i politici, che vincano o che perdano, non se ne vanno mai. Il risultato, nell'immediato, è che il Presidente Mattarella ha affidato il governo a Paolo Gentiloni, ex Ministro degli Esteri. Sarà un governo temporaneo, probabilmente. Se ci saranno elezioni, come vogliono i partiti di opposizione, che succederà? E con quale sistema elettorale si voterà? Che fine farà il PD di Renzi, lacerato da divisioni e ora con un leader estremamente indebolito e delegittimato? Vincerà il M5S, e se sì, sarà capace di governare il Paese? L'Italia uscirà dall'euro?
La politica italiana certo non è mai noiosa, ma questo non la rende necessariamente più appetibile né rassicurante.
THE AFTERMATH
Andrea Zhok
a missed opportunity?