IL DIALETTO EMILIANO
Cosa c’è di meglio di fare un viaggio in un paese dove si parla un’altra lingua e saperla padroneggiare perfettamente, in modo da comprendere e da farsi comprendere senza problemi? Riuscire a padroneggiare anche la parlata locale, naturalmente! In quanto studenti di lingue sappiamo che la cultura si nasconde anche dietro le parole stesse, quindi puntiamo l’ago della bussola in una bellissima zona d’Italia, l’Emilia, e scopriamo cosa riserva la tradizione contadina e cittadina di questa bellissima zona, per poi stupire sotto i portici di Bologna o per i paesini di provincia gli abitanti di tutte le età.
Quando si parla di dialetto emiliano-romagnolo si intende un'area linguistica molto estesa, che supera i confini amministrativi e presenta leggere variazioni da paese a paese, complici le difficoltà di comunicazione e il forte senso di comunità del passato. La dominazione gallica infatti è stata importante e duratura in tutto il nord Italia, così da rendere le frontiere dialettali tra regioni alquanto labili, ma non completamente unitarie. Basta interrogare un abitante che sia sufficientemente preparato sull'argomento per scoprire che può farvi un solido elenco delle differenze fra la sua parlata e quella, ad esempio, del paese più in collina, dii muntanèr (dei montanari), o quello più in pianura, parlato dai cosiddetti pianzàn.
L'emiliano è una delle due varietà della lingua emiliano-romagnola, appartenente al gruppo gallo-italico delle lingue romanze e presenta fenomeni fonetici e sintattici che lo distinguono dall'italiano, che appartiene invece al gruppo orientale delle lingue romanze.
Per quanto riguarda le particolarità linguistiche, l'influenza del gallico si riconosce nella sintassi, nel lessico e nella fonetica. Esistono costruzioni sintattiche vicinissime ai gallicismi del francese e dello spagnolo, popolari sono infatti le barzellette che vedono protagonisti paesani emiliani in vacanza in Francia che capiscono perfettamente insulti o non faticano a rispondere per le rime con un “mi sun dré a parlä”, corrispondente al francese “je suis en train de parler”, “sto parlando”. Stessa cosa accade se confrontiamo i vocaboli, ad esempio “pomm” per mela e “tirabusson” per cavatappi – fondamentale quando a tavola dovete stappare una bottiglia di lambrosc', il vino rosso tipico.
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