LA CIVETTA - April 2020 | Page 81

SPORT

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L’Italia è un paese bello ma dannato, pieno di talenti senza futuro. È un fenomeno ormai altamente diffuso quello dell’esodo di quei giovani che, ad affermarsi sul territorio nazionale, proprio non ce la fanno. Alcuni gettano la spugna, lasciano i loro sogni nel cassetto e si dedicano a ciò che è fattibile, a ciò che è realistico. Altri non si arrendono e spiccano il volo: ma per farlo devono lasciare il nido, senza voltarsi indietro. A darci speranza ci sono però ragazzi come Matteo Cavallo: un talento tricolore che invece di scappare dal suo paese, da una piccola realtà che avrebbe potuto limitarlo, rappresenta l’Italia nel mondo, sgommando di tracciato in tracciato, sempre in sella alla sua Sherco SE-F 300 Factory.

Ciao Matteo, come stai? Grazie per averci concesso quest’intervista.

Partiamo dalle origini: parlaci della tua infanzia, com’e' nata in te la

passione per le moto?

Tutto è nato grazie a mio papà perché era lui ad essere molto appassionato di moto. Quindi quando avevo appena quattro anni e mezzo ha deciso di regalare una moto a me e mia sorella. All’inizio ero un po’ spaventato ma poi ci sono salito sopra, ho fatto il mio primo giro e da quel giorno lì tutto è cambiato: ogni giorno chiedevo sempre di poter andare in moto e da quella che era una passione e un gioco all’inizio, poi…è diventato un lavoro!

Parliamo delle tue prime vittorie, qual e' stato il tuo primo vero traguardo?
Allora…il mio primo vero traguardo è arrivato da giovanissimo perché nel 2003 ho vinto il mio primo Campionato Italiano Minicross, nella categoria debuttanti, ed era anche il mio primo anno di gara.

Ora sappiamo la tua strada l’hai trovata nel mondo dell’Enduro, ma il tuo

passato e' quello di un crossista. Ci puoi spiegare il perche' di questo cambio

di rotta? Come hai vissuto questo passaggio? Torneresti mai indietro?

Dal 2003 al 2013 ho partecipato ai Campionati Italiani, Regionali e Internazionali, prima di Minicross e dopo di Motocross. Nel 2013, dopo un infortunio, ho perso più di metà stagione. Per quella successiva mi sono state date due possibilità: provare a iniziare una nuova strada nell’Enduro, oppure continuare con il Motocross. Inizialmente non sapevo bene cosa scegliere, poi per un motivo di…mettermi in gioco e provare qualcosa di nuovo, ho voluto cambiare strada e intraprendere la carriera nell’Enduro, anche perché è uno sport più sincero, più umile, ti dà molte più possibilità, anche a chi non ha grandi capacità economiche come nel nostro caso. Mentre invece nel Motocross bisognava avere un capitale di partenza molto più alto da investire per riuscire ad entrare in una squadra e poi andare a correre gare di alto spessore. Diciamo che essere passato all’Enduro mi ha portato poi a vincere un Campionato Italiano e un Campionato del Mondo, quindi sicuramente non tornerei mai indietro e sono veramente felice di quello che sto facendo.

Come tutte le carriere sportive, nella tua ci saranno sicuramente stati

momenti di grande soddisfazione, ma anche altri in cui forse volevi gettare

la spugna. Ce ne puoi parlare? Hai mai pensato di mollare?

Lo sport è veramente difficile, perché oltre a richiedere un grosso sacrificio, può dare molto ma può togliere anche molto. Nella mia carriera ho avuto parecchi infortuni, soprattutto nella fase di crescita quando avevo quindici-sedici anni. E questo perché ero veramente minuto, avevo un fisico troppo esile per le moto che guidavo. Ho sofferto parecchio perché comunque di dolore fisico... bè, ne ho provato! Mi sono fatto male svariate volte, però dall’altra parte c’era una motivazione in me grandissima nel voler dimostrare a tutti che anche una persona come me, che veniva da un paese piccolissimo in una parte remota del Piemonte, poteva riuscire a realizzare i suoi sogni. Quindi pensare di mollare… non ci ho mai pensato, perché comunque dentro di me sapevo quanto valevo, però non è stata tutta una strada in discesa, ecco.

Il tuo lavoro sicuramente non e' un impegno da poco: come tutti gli sportivi

sarai obbligato a fare dei sacrifici. Pensi di avere abbastanza tempo libero? C’e' qualcosa che i tuoi coetanei fanno che a te, invece, e' in qualche modo

precluso? A cosa fai fatica a rinunciare?

Sinceramente adesso la mia vita me la sono riuscita a impostare in una maniera in cui ho abbastanza tempo libero, ho abbastanza tempo per me e, inoltre, sono riuscito a far diventare la mia più grande passione il mio lavoro, quindi non mi pesa questa vita. Negli anni indietro molte volte ho dovuto rinunciare a uscire o a quella parte più di vita sociale che hanno tutti durante l’adolescenza. Però non mi è mai pesato neanche più di tanto perché comunque io ero molto motivato. Quindi diciamo che grosse rinunce non ce le ho, perché sono contento di quello che faccio.