L' Artigianato Ottobre 2015 | Page 20

associazione  contraffazione L’Italia è la più esposta alla contraffazione Le imprese italiane sono le più esposte in Ue alla contraffazione nel settore dell’abbigliamento e calzature e accessori, con minori vendite per 9 miliardi di euro.  di Stefano Frigo analisi dei dati recentemente pubblicati dall’UAMI – Agenzia dell’Unione europea responsabile della gestione di due importanti mezzi di tutela della creatività e dell’innovazione, il marchio comunitario e il disegno e modello comunitario registrato – evidenzia che l’Italia è il Paese Ue maggiormente esposto alla contraffazione nei settori dell’abbigliamento, calzature e accessori con effetti diretti e indiretti sulle vendite pari a 8.968 milioni di euro all’anno: le imprese regolari a causa della presenza d’indumenti, calzature e accessori contraffatti perdono l’8,5% delle vendite del settore. Pesanti gli effetti sull’occupazione su tutta la filiera – che comprende produzione e commercio – con 80.951 posti di lavoro persi. Il fenomeno aggrava le condizioni della parte manifatturiera della filiera (divisioni Ate- L’ co 2007 14-Confezione di articoli di abbigliamento e di articoli in pelle e pelliccia e 15-Fabbricazione di articoli in pelle) che nell’arco di due cicli recessivi ha perso 105.800 occupati, con un calo cumulato del 26,0%. Pesanti i danni anche per il made in Italy: nei settori interessati nell’ultimo anno l’export ammonta a 23.616 milioni di euro e l’Italia è il primo esportatore europeo. L’artigianato e le piccole imprese sono fortemente esposti alla concorrenza sleale che deriva dal fenomeno della contraffazione: sono 126.931 gli addetti che lavorano in imprese artigiane, pari al 37,2% del totale, a cui si somma un 32,6% occupato in altre piccole imprese; complessivamente oltre i due terzi (69,7%) degli addetti lavora in piccole imprese. Riprendono quota le nuove abitazioni acquistate dalle famiglie, sia per fini abitativi sia per investimento, è diminuito dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 3,9% su anno. Il calo congiunturale dipende esclusivamente dalla diminuzione dei prezzi delle abitazioni esistenti (-0,7%); l’aspetto positivo è che per le abitazioni nuove si registra un aumento dei prezzi rispetto al trimestre precedente (+0,7%), il primo dopo due anni. La flessione tendenziale dell’indice generale (la cui ampiezza si riduce da -4,9% del secondo trimestre a -3,9% del terzo) dipende dalle diminuzioni dei prezzi delle abitazioni esistenti (-4,8%) e delle nuove (-1,3%). La riduzione dell’ampiezza delle flessioni annue dell’indice relativo ai prezzi delle abitazioni, spiega l’Istat, si verifica in presenza di segnali di ripresa dei volumi compravenduti (+4,1% è l’incremento registrato, su base annua, nel terzo trimestre del 2014 dall’osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate per il settore residenziale). In media, nei primi tre trimestri del 2014, i prezzi delle abitazioni diminuiscono del 4,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sintesi di un calo del 2,4% dei prezzi delle abitazioni nuove e del 5,5% dei prezzi di quelle esistenti, conclude l’Istituto di statistica. Nel terzo trimestre 2014 il valore delle nuove costruzioni è salito dello 0,7% sul periodo precedente, primo segno positivo dopo due anni. Nel complesso l’indice è però diminuito dello 0,5% trimestrale e del 3,9% sul 2013, a causa delle case esistenti. Timidi segnali di miglioramento per il mercato del mattone, centrale nel portafoglio degli italiani: nel terzo trimestre 2014, l’indice dei prezzi delle abitazioni 18 l’Artigianato Anno LXVI  N. 10  Ottobre 2015