L' Artigianato Gennaio 2015 | Page 16

associazione istat Meno immigrati, più emigrati italiani Nel 2013 sono arrivate nel nostro Paese 307mila persone, 43mila in meno rispetto al 2012. Mentre i nostri connazionali emigrati nel 2013 sono 20mila in più del 2012. N onostante in molti pensino il contrario, l’Italia attrae sempre meno gli immigrati. Nel 2013 gli arrivi dall’estero sono stati infatti 307mila, 43mila in meno rispetto all’anno precedente (-12,3%). È quanto emerge dall’ultimo report dell’Istat sulle migrazioni internazionali e interne della popolazione residente. Sebbene in calo rispetto agli anni precedenti, l’Italia rimane, tuttavia, meta di consistenti flussi migratori dall’estero. La comunità straniera più rappresentata tra gli immigrati è quella rumena che conta 58mila iscrizioni. Seguono le comunità del Marocco (20mila), della Cina (17mila) e dell’Ucraina (13mila). ITALIANI ALL’ESTERO In compenso aumentano gli italiani che emigrano all’estero. Nel 2013 infatti «si contano 126mila cancellazioni dalle anagrafi per l’estero, 20mila in più dell’anno precedente. Il saldo migratorio netto con l’estero è pari a 182mila unità nel 2013. In forte diminuzione rispetto all’anno precedente (-25,7%), è anche il valore più basso registrato dal 2007». L’aumento delle emigrazioni è dovuto principalmente ai cittadini italiani, «le cui cancellazioni passano da 68mila nel 2012 a 82mila unità nel 2013 (+21%). In aumento anche le cancellazioni di cittadini stranieri residenti, da 38 mila a 44mila unità (+14%). Le principali mete di destinazione per gli italiani sono il Regno Unito, la Germania, la Svizzera e la Francia. Nel loro insieme questi Paesi accolgono oltre la metà dei flussi in uscita». 14 l’Artigianato Anno LXVI N. 1 Gennaio 2015 Un giorno su due di lavoro per pagare le tasse Secondo la Cgia di Mestre lo scorso anno i contribuenti italiani hanno lavorato 158 giorni per il fisco: il “tax freedom day” è scattato l’8 giugno, ma al netto delle domeniche si lavora tre giorni a settimana per lo Stato. Un giorno su due, domeniche escluse, per pagare le tasse. È quanto hanno lavorato, lo scorso anno, gli italiani per saldare il loro debito con il fisco. Senza contare il riposo settimanale, invece, nel 2013 i contribuenti hanno lavorato fino al 7 giugno per lo Stato e solo dopo per pagare mutui, affitti; per consumare o risparmiare. Secondo l’analisi condotta dalla Cgia di Mestre gli italiani hanno dedicato 158 giorni di lavoro per onorare le tasse, 9 giorni in più rispetto alla media registrata nei Paesi dell’area dell’euro e ben 13 se, invece, il confronto viene realizzato con la media dei 28 Paesi che compongono l’Ue. «Nell’area dell’euro – sottolinea il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – solo i francesi, con 174 giorni, i belgi, con 172, e i finlandesi, con 161, hanno sopportato uno sforzo fiscale superiore al nostro. La media dell’area dell’euro si è stabilizzata a 149 giorni, mentre quella relativa ai 28 Paesi dell’Ue è stata di 145 giorni. Lo scorso anno abbiamo eguagliato il record storico del 2012». In Germania, per esempio, il cosiddetto “tax freedom day” scatta dopo 144 giorni, in Olanda dopo 136 giorni e in Spagna dopo 123 giorni. «A esclusione del Belgio – dice ancora Bortolussi – tutti i Paesi federali presentano una pressione fiscale molto inferiore alla nostra, con una macchina statale più snella ed efficiente e un livello dei servizi offerti di alta qualità. Pertanto, è necessario riprendere in mano il federalismo fiscale, definire e applicare i costi standard per abbassare gli sprechi e gli sperperi e, nel contempo, ridurre le tasse di pari importo». Ma l’Ufficio studi della Cgia ha ricostruito, grazie alla nuova metodologia Sec 2010, anche la serie storica del giorno di liberazione fiscale in Italia dal 1995 al 2013. Ebbene, se dalla metà degli anni ’90 (147 giorni) fino al 2005 (143 giorni) i giorni di lavoro necessari per onorare il fisco hanno subito una progressiva riduzione, successivamente sono aumentati sino a toccare il record storico nel 2012 (158 giorni), poi bissato anche nel 2013.