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Il Paese
che invecchia
I segnali che arrivano dalle statistiche demografiche delineano un Paese che
sta diventando sempre più vecchio. Tra il 2001 e il 2011 la quota di anziani
(65 anni e oltre) è salita dal 18,4% al 20,3%, pari a un aumento di 1,8
milioni di anziani.
L’
ultimo bilancio demografico disponibile indica che a marzo 2012 la popolazione italiana è di 60.849.247 unità. Da novembre
2008 abbiamo superato la quota di 60 milioni. In
Italia sono residenti 4.570.317 stranieri pari al 7,5%
della popolazione.
I segnali che arrivano dalle statistiche demografiche delineano un Paese che sta diventando sempre
più vecchio. Tra il 2001 e il 2011 la quota di anziani
(65 anni e oltre) è salita dal 18,4% al 20,3%, pari a
un aumento di 1,8 milioni di anziani. Nello stesso
decennio la quota di ragazzi fino a 14 anni di età è
scesa dal 14,3% al 14,0%. Nel periodo esaminato
l’incidenza della popolazione in età attiva si riduce
di circa due punti percentuali, scendendo dal 67,3%
al 65,7%.
Cresce anche il peso dei “grandi vecchi”: nel 2001
gli anziani di 85 anni e oltre erano 1 milione 234 mila, pari al 2,2% del totale. Oggi sono 1 milione 675
mila, pari al 2,8% del totale. In dieci anni, inoltre, si
è triplicato il numero degli ultracentenari, passati dai
circa 5 mila 400 del 2001 a oltre 16 mila nel 2011.
L’Italia è il quarto Paese avanzato per longevità
della popolazione: con la speranza di vita alla nascita
per la popolazione (maschi e femmine) di 82,0 anni
il nostro Paese viene dietro al Giappone con una vita
media di 83,0 anni, ed è seguito dalla Svizzera con
82,4 anni e dalla Spagna con 82,2. La vita media in
Italia è di 0,7 anni più lunga rispetto alla Francia, di
1,4 rispetto al Regno Unito, di 1,5 anni rispetto alla
Germania e di 3,3 anni rispetto agli Stati Uniti. Le
buone abitudini alimentari, in generale lo stile di vita, la prevenzione e la qualità del servizio sanitario
sono condizioni che rendono gli abitanti del nostro
Paese particolarmente longevi.
In sessant’anni anni la speranza di vita alla nascita
sale di oltre 15 anni: tra il 1950 e il 2010 la speranza di
vita alla nascita sale di 17,1 anni per le donne e di 15,4
anni per gli uomini. Negli ultimi trent’anni (19812010) le donne vedono crescere la speranza di vita alla
nascita di 6,5 anni e gli uomini di 8,0 anni. A partire
dal secondo dopoguerra, mediamente per anno che
passa una donna ha guadagnato 3 mesi e 14 giorni di
maggiore vita media, un uomo 3 mesi e 4 giorni.
18 l’Artigianato
Anno LXIV
N. 1
Gennaio 2013
Anche grazie al più alto valore della vita media della popolazione, l’Italia e la Germania sono i secondi
Paesi al mondo più vecchi, con una quota di popolazione con 65 anni del 20,6%; solo il Giappone presenta una quota di popolazione anziana superiore e pari
al 23,4%. A seguire si collocano la Grecia con una quota di popolazione over 65 del 18,7%, la Svezia con il
18,6%, il Portogallo con il 18,2% e l’Austria con il
17,9%. La quota di over 65 in Italia è di 2,1 punti superiore rispetto alla media di 18,5% dell’Area Euro a
17 e di 5,7 punti superiore al 14,9% della media Ocse.
In Italia si è assistito a una imponente crescita
della “società anziana”: nel secondo dopoguerra il
rapporto tra vecchi e giovani è più che quadruplicato (4,6 volte nei cinquantotto anni tra il 1951 e il
2009). Tale rapporto era meno che raddoppiato (1,8
volte) nei precedenti 80 anni che vanno dal 1871 al
1951. Nel dettaglio si osserva che tra il 1951 e il 2009
il rapporto percentuale tra la popolazione di 65 anni
e oltre e la popolazione di età 0-14 anni – definito
come indice di vecchiaia – passa da 31,4 a 144,0.
In un contesto internazionale in cui l’Italia evidenzia una maggiore presenza di popolazione anziana, la
regione con la quota di popolazione over 65 più alta è
la Liguria, con una incidenza di anziani pari al 26,7%,
seguita – ma ad oltre tre punti percentuali di distanza –
dal Friuli-Venezia Giulia con il 23,4%, dalla Toscana
con il 23,2%, dall’Umbria con il 23,0%, dal Piemonte
con il 22,8%, dalle Marche con il 22,5%, dall’EmiliaRomagna con il 22,2%, dal Molise con il 21,9% e
dall’Abruzzo con il 21,2%.
La crescita demografica dipende interamente
dal saldo migratorio
La dinamica della popolazione in Italia negli ultimi
anni si è basata su una crescente integrazione tra residenti italiani e cittadini stranieri che sono emigrati in
Italia. Con riferimento al 2010 si osserva che la popolazione residente in Italia a fine anno è di 60.626.442
unità, di cui 29.413.274 maschi e 31.213.168 femmine.
Rispetto all’anno precedente si registra un aumento
della popolazione di 286.114 unità. La crescita della
popolazione è data da un saldo naturale negativo pari