primo piano
assemblea generale
Riflessioni
di Roberto Borgogno
Presidente della Categoria Restauro
S
iamo qui oggi per dire un sincero grazie al
Presidente De Laurentis, e al Direttore Berardi, a nome del mio nuovo direttivo, per averci permesso di svolgere l’attività di un direttivo veramente corale, quella che gode della fiducia dei vertici
di un’associazione, e quella che va alla tutela e alla
valorizzazione di ogni singola quota di rappresentanza del mondo dell’artigianato.
I risultati raccolti nell’ultima seduta consiliare della PAT, in sede di votazione della finanziaria provinciale, non sono frutto di una sparata di una persona
“fuori dal coro” ma di un solista che su una singola
canzone intona un mesto ma sicuro prologo di un
brano, che esalta l’armonia del gruppo. Così ci siamo
sentiti come direttivo di categoria, perché pienamente supportati da ogni componente dell’Associazione.
I risultati si sono visti e non saranno probabilmente
solo quelli tangibili già acquisiti.
Quando alcuni mesi fa sono stato sfiduciato da
un paio di membri del precedente direttivo e fatto
decadere dal precedente incarico, abbiamo cercato,
prima come direttivo uscente e poi con buona parte
dei miei colleghi, di valutare se gli obiettivi e le modalità che avevamo messo in piedi in sede di elezione
erano troppo distanti dalla realtà, se bisognava viaggiare a piccolo cabotaggio per vedere una categoria
sciogliersi di fronte a un ineluttabile declino provocato anche dalla crisi imperante e strisciante. Quella
stessa crisi che sta portando la gente al processo del
faidaté, così permeato dalla brutta abitudine di chi,
carente del lavoro manuale, viene
incentivato con sussidi vari a oziare o alla peggio a operare occultandosi al fisco.
La risposta l’ho avuta non solo
dalla rielezione, ma da quella pacca
virtuale con la quale, il giorno seguente all’approvazione in aula
consigliare di un emendamento tra
i tanti della finanziaria provinciale,
i miei colleghi hanno ribadito che
bisogna comunque puntare a ottenere sempre di più.
Prima di tutte quella che i soldi trentini restino sul
territorio, la stessa PROMESSA che un anno fa ci fece
Rossi da questo stesso palco.
Forse bisognerebbe dire che i sacrifici vanno divisi
equamente e sottolineo equamente, tra tutte le realtà
economiche del Trentino. Noi da sempre paghiamo
per tutti, anche perché avevamo l’ingiusto marchio di
“evasori” semplicemente perché lavoratori autonomi
o impresari.
Ora magari è il caso che abbiano per noi un occhio
di riguardo.
Con il nostro gesto, Presidente, sono qui per ribadire che forse le cose si possono fare o tentare di fare.
Ci sono persone intelligenti anche nella politica, che
se sollecitate a prendere delle iniziative e a sperimentare, sono disponibili a fornire delle opportunità, le
chiedo solo di avere la stessa lungimiranza con cui ha
fatto quella valutazione iniziale.
La nostra peculiarità del lavoro femminile ha sicuramente inciso nei risultati, ma io lo vedrei tradotto
nel lavoro sui molteplici livelli dell’amministrazione
pubblica. Come il caso del lavoro a km zero di Cles
che è un caso eloquente.
Forse è un esperimento fallimentare e dannoso,
come ci ha riportato, ma si prova a fare, l’importante
è monitorarne i risultati, e dopo se non funziona chiederne i correttivi. Questo è il lavoro dell’Associazione
e dei suoi rappresentanti territoriali e di categoria.
Magari quello (del km zero) è un concetto che va esteso all’intera comunità trentina.
Forse e ribadisco forse, il nostro
ruolo deve essere quello di coalizzare le forze che abbiamo appoggiato
in sede di preferenza alle precedenti
elezioni, su alcune battaglie fondamentali.
Anno LXVI
N. 2
Febbraio 2015
l’Artigianato
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