L' Artigianato Febbraio 2015 | Page 9

primo piano assemblea generale Riflessioni di Roberto Borgogno Presidente della Categoria Restauro S iamo qui oggi per dire un sincero grazie al Presidente De Laurentis, e al Direttore Berardi, a nome del mio nuovo direttivo, per averci permesso di svolgere l’attività di un direttivo veramente corale, quella che gode della fiducia dei vertici di un’associazione, e quella che va alla tutela e alla valorizzazione di ogni singola quota di rappresentanza del mondo dell’artigianato. I risultati raccolti nell’ultima seduta consiliare della PAT, in sede di votazione della finanziaria provinciale, non sono frutto di una sparata di una persona “fuori dal coro” ma di un solista che su una singola canzone intona un mesto ma sicuro prologo di un brano, che esalta l’armonia del gruppo. Così ci siamo sentiti come direttivo di categoria, perché pienamente supportati da ogni componente dell’Associazione. I risultati si sono visti e non saranno probabilmente solo quelli tangibili già acquisiti. Quando alcuni mesi fa sono stato sfiduciato da un paio di membri del precedente direttivo e fatto decadere dal precedente incarico, abbiamo cercato, prima come direttivo uscente e poi con buona parte dei miei colleghi, di valutare se gli obiettivi e le modalità che avevamo messo in piedi in sede di elezione erano troppo distanti dalla realtà, se bisognava viaggiare a piccolo cabotaggio per vedere una categoria sciogliersi di fronte a un ineluttabile declino provocato anche dalla crisi imperante e strisciante. Quella stessa crisi che sta portando la gente al processo del faidaté, così permeato dalla brutta abitudine di chi, carente del lavoro manuale, viene incentivato con sussidi vari a oziare o alla peggio a operare occultandosi al fisco. La risposta l’ho avuta non solo dalla rielezione, ma da quella pacca virtuale con la quale, il giorno seguente all’approvazione in aula consigliare di un emendamento tra i tanti della finanziaria provinciale, i miei colleghi hanno ribadito che bisogna comunque puntare a ottenere sempre di più. Prima di tutte quella che i soldi trentini restino sul territorio, la stessa PROMESSA che un anno fa ci fece Rossi da questo stesso palco. Forse bisognerebbe dire che i sacrifici vanno divisi equamente e sottolineo equamente, tra tutte le realtà economiche del Trentino. Noi da sempre paghiamo per tutti, anche perché avevamo l’ingiusto marchio di “evasori” semplicemente perché lavoratori autonomi o impresari. Ora magari è il caso che abbiano per noi un occhio di riguardo. Con il nostro gesto, Presidente, sono qui per ribadire che forse le cose si possono fare o tentare di fare. Ci sono persone intelligenti anche nella politica, che se sollecitate a prendere delle iniziative e a sperimentare, sono disponibili a fornire delle opportunità, le chiedo solo di avere la stessa lungimiranza con cui ha fatto quella valutazione iniziale. La nostra peculiarità del lavoro femminile ha sicuramente inciso nei risultati, ma io lo vedrei tradotto nel lavoro sui molteplici livelli dell’amministrazione pubblica. Come il caso del lavoro a km zero di Cles che è un caso eloquente. Forse è un esperimento fallimentare e dannoso, come ci ha riportato, ma si prova a fare, l’importante è monitorarne i risultati, e dopo se non funziona chiederne i correttivi. Questo è il lavoro dell’Associazione e dei suoi rappresentanti territoriali e di categoria. Magari quello (del km zero) è un concetto che va esteso all’intera comunità trentina. Forse e ribadisco forse, il nostro ruolo deve essere quello di coalizzare le forze che abbiamo appoggiato in sede di preferenza alle precedenti elezioni, su alcune battaglie fondamentali. Anno LXVI N. 2 Febbraio 2015 l’Artigianato 7