cultura
Tenuta presidenziale di Castelporziano
Palazzo del Quirinale
La tenuta di Castelporziano
Questa tenuta presidenziale si estende quasi alla
periferia di Roma su di una superficie di cinquantanove chilometri quadrati, arriva sino al litorale romano
comprendendo tre chilometri di spiaggia incontaminata. La maggior parte dell’estensione è costituita da
bosco con la presenza della maggior parte degli ecosistemi costieri tipici dell’ambiente mediterraneo. Altrettanto ricco l’aspetto faunistico che vede la presenza numerosa di cinghiali e daini, caprioli e cervi,
martore e puzzole, faine e tassi, volpi e ricci, istrici, lepri e conigli selvatici. Tra gli uccelli possiamo trovare
ghiandaie, civette e barbagianni, poiane e beccacce,
tortore e altre specie. Gli allevamenti di animali domestici sono importanti e qualificati, rilevanti quelli
dei bovini ed equini di razza maremmana quasi in via
di estinzione. La tenuta racchiude parte di un vasto
territorio conosciuto come Laurentino e frequentato
dall’uomo già in età preistorica e di questo rimangono tracce, come delle ville romane sorte nel corso dei
secoli. Troviamo anche un borgo e un castello, al cui
interno è allestito un museo archeologico. La tenuta
di Castelporziano è aperta alle visite dal primo di novembre sino al quindici giugno per gruppi che ne facciano domanda e siano composti di un minimo di
trenta sino a un massimo di sessanta persone.
1897 fu acquistata da lord Rosebery, uomo politico e
primo ministro britannico. Nel 1909 questi la donò al
governo britannico che la utilizzò per la villeggiatura
dei diplomatici in Italia. Poi fu donata allo Stato italiano. Dal giugno 1944 Vittorio Emanuele III si trasferì
nella villa con la regina Elena. Dopo l’abdicazione e la
partenza per l’esilio la villa fu variamente utilizzata fino a rimanere vuota e in abbandono per alcuni anni.
Nel 1957 una legge dello Stato la incluse tra i beni immobili in dotazione alla Presidenza della Repubblica e
ne determinò la rinascita.
L’Alto Patronato
Infine il Presidente della Repubblica segnala eccellenze con l’assegnazione di medaglie e onorificenze
a personalità del mondo dell’arte e della cultura su
segnalazione del Ministro della Cultura. Autonomamente invece il Capo dello Stato concede l’Alto Patronato a manifestazioni o enti italiani e internazionali. È un atto, come già detto, del tutto autonomo e
discrezionale, non necessita di controfirma ministeriale e contro una negata concessione non c’è alcun
rimedio amministrativo. Possono esserci Alti Patronati permanenti che però esauriscono la loro valenza
nell’arco del mandato presidenziale in cui è stato
concesso.
Villa Rosebery
Questa villa napoletana si sviluppa su un declivio
verso il mare e occupa una superficie di oltre sessantaseimila metri quadrati. Nella parte
alta c’è la Palazzina Borbonica con
numerose sale di rappresentanza,
nella parte bassa i fabbricati denominati “Cascina a mare” e “Grande
Foresteria” prospicienti il porticciolo. In mezzo a queste due zone si trova la “Grande Foresteria”. Tutto il resto del territorio è sistemato a parco.
La proprietà ha inizio nei primi anni
dell’Ottocento per mano dell’ufficiale austriaco Giuseppe De Thun,
brigadiere di marina della flotta borbonica. Ampliata e modificata da altri proprietari fu acquistata dall’uomo d’affari Gustavo Delahante che
la tenne sino alla fine del secolo. Nel Cappella Paolina
Rendere il Quirinale agli italiani
Il Presidente della Repubblica, pur non avendo un
incarico istituzionale riferito alla cultura, con questa
pur sempre ha a che fare, come abbiamo visto, soprattutto per quanto
riguarda le residenze. Queste sono
delle vere meraviglie che non sempre è possibile visitare, soprattutto il
Quirinale, per gli impegni e la presenza istituzionale della massima carica dello Stato. Ci pacerebbe che il
neoeletto Presidente Mattarella, conosciuto per la sua condotta riservata e severa, si facesse promotore del
ritorno agli italiani del Palazzo del
Quirinale favorendone la progressiva e più ampia apertura ai visitatori,
trasformandolo da Palazzo del Presidente a Palazzo degli italiani. Sarebbe un bel segno.
Anno LXVI
N. 2
Febbraio 2015
l’Artigianato 23