L' Artigianato Febbraio 2014 | Page 25

associazione eurostat Italia fuori dalla media Ue Meno diplomati e più abbandoni scolari Al 17,6% nel 2012 la percentuale degli studenti che hanno lasciato gli studi contro il 12,8% europeo. Solo il 21,7% i diplomati contro la media Ue del 35,8 per cento. S econdo il rapporto, il nostro Paese segue a fatica il resto dell’Europa. Al 17,6% nel 2012 la percentuale degli studenti che hanno lasciato gli studi contro il 12,8 europeo. Solo il 21,7% i diplomati contro la media Ue del 35,8%. E siamo il fanalino di coda anche per numero di laureati. Il tasso di abbandono scolastico cala in Europa, ma l’Italia è in controtendenza. Il quadro non lusinghiero per il nostro Paese viene descritto da Eurostat. Che, in un rapporto appena diffuso, rileva come la percentuale di studenti che lasciano la scuola in generale sia nel 2012 diminuita, avvicinando gli obiettivi fissati per il 2020 che puntano a limitare il fenomeno sotto la barra del 10% e ad aumentare la quota di diplomati a più del 40%. La situazione tra i 27 Paesi presenta tuttavia molte differenze. Mentre la media Ue per gli abbandoni scolari nel 2012 si è attestata al 12,8%, l’Italia segue con fatica col 17,6%, e il Belpaese è nettamente fuori media Ue (35,8%) in tema di diplomati (21,7%). Nell’Unione Europea il 36% di giovani tra i 30 e i 34 anni ha concluso con successo il percorso universitario, il 2% in più rispetto al 2010 e l’8% in più rispetto al 2005, riferisce sempre Eurostat, ricordando che la strategia Europa 2020 prevede che quella percentuale salga al 40% di qui ai prossimi sette anni. Per ora la superano la Gran Bretagna col 47,1%, la Francia col 43,6% e la Spagna col 43,1%. La Polonia è vicina col 39,1%, mentre la Germania è al 31,9%. A guidare la classifica invece è l’Irlanda con il 51,1% di laureati in quella fascia d’età. L’Italia, fra i 27, si colloca all’ultimo posto della classifica: nel 2012 appena il 21,7% di chi comincia l’università ha completato gli studi e si è laureato entro i 34 anni. Ci è riuscito il 26,3% delle donne e solo il 17,2% degli uomini. Il dato italiano – in leggero miglioramento rispetto a 2010 e 2011 – è il peggiore dell’intera Ue, dove la media di chi compie il ciclo di istruzione terziaria è del 35,8%. La Romania, maglia nera nel 2010 col 18,1%, ci ha superati nel 2012 col 21,8%. Istat: «Ripresa economica dal 2014». Ma la disoccupazione aumenterà di Stefano Frigo Le previsioni macroeconomiche dell’Istituto di statistica mostrano un quadro più fosco di quello dipinto dal governo e dalla Ue: l’anno prossimo il tasso di senza lavoro salirà al 12,3%, quest’anno Pil in calo dell’1,4%. La recessione finirà nel 2013, ma gli strascichi della crisi economica si sentiranno per tutto l’anno prossimo: se l’economia tornerà a crescere (+0,7% secondo le stime dell’Istat), la disoccupazione non accennerà a diminuire, anzi aumenterà fino al 12,3%. Sono le previsioni macroeconomiche dell’istituto nazionale di Statistica secondo cui alla fine del 2013 il Pil calerà dell’1,4%, mentre l’anno prossimo – con il traino della domanda interna – crescerà dello 0,7%. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, invece, continueranno a manifestarsi “segnali di debolezza” con un “rilevante” incremento del tasso di disoccupazione all’11,9% (+1,2 punti percentuali rispetto al 2012) fino a raggiungere il 12,3% l’anno prossimo. Numeri, quelli dell’Istat, che divergono, non poco, dalle previsioni del governo e che – soprattutto – mostrano un quadro più fosc