associazione
eurostat
Italia
fuori dalla media Ue
Meno diplomati e più abbandoni scolari
Al 17,6% nel 2012 la percentuale degli studenti che hanno lasciato gli
studi contro il 12,8% europeo. Solo il 21,7% i diplomati contro la media Ue
del 35,8 per cento.
S
econdo il rapporto, il nostro Paese segue a
fatica il resto dell’Europa. Al 17,6% nel
2012 la percentuale degli studenti che hanno lasciato gli studi contro il 12,8 europeo. Solo il
21,7% i diplomati contro la media Ue del 35,8%. E
siamo il fanalino di coda anche per numero di laureati.
Il tasso di abbandono scolastico cala in Europa,
ma l’Italia è in controtendenza. Il quadro non lusinghiero per il nostro Paese viene descritto da Eurostat.
Che, in un rapporto appena diffuso, rileva come la
percentuale di studenti che lasciano la scuola in generale sia nel 2012 diminuita, avvicinando gli obiettivi fissati per il 2020 che puntano a limitare il fenomeno sotto la barra del 10% e ad aumentare la quota
di diplomati a più del 40%.
La situazione tra i 27 Paesi presenta tuttavia molte differenze. Mentre la media Ue per gli abbandoni
scolari nel 2012 si è attestata al 12,8%, l’Italia segue
con fatica col 17,6%, e il Belpaese è nettamente fuori
media Ue (35,8%) in tema di diplomati (21,7%).
Nell’Unione Europea il 36% di giovani tra i 30 e i 34
anni ha concluso con successo il percorso universitario,
il 2% in più rispetto al 2010 e l’8% in più rispetto al
2005, riferisce sempre Eurostat, ricordando che la strategia Europa 2020 prevede che quella percentuale salga
al 40% di qui ai prossimi sette anni. Per ora la superano
la Gran Bretagna col 47,1%, la Francia col 43,6% e la
Spagna col 43,1%. La Polonia è vicina col 39,1%, mentre la Germania è al 31,9%. A guidare la classifica invece
è l’Irlanda con il 51,1% di laureati in quella fascia d’età.
L’Italia, fra i 27, si colloca all’ultimo posto della
classifica: nel 2012 appena il 21,7% di chi comincia
l’università ha completato gli studi e si è laureato entro i 34 anni. Ci è riuscito il 26,3% delle donne e solo
il 17,2% degli uomini.
Il dato italiano – in leggero miglioramento rispetto a 2010 e 2011 – è il peggiore dell’intera Ue, dove
la media di chi compie il ciclo di istruzione terziaria
è del 35,8%. La Romania, maglia nera nel 2010 col
18,1%, ci ha superati nel 2012 col 21,8%.
Istat: «Ripresa economica
dal 2014». Ma la disoccupazione
aumenterà
di Stefano Frigo
Le previsioni macroeconomiche dell’Istituto
di statistica mostrano un quadro più fosco di quello
dipinto dal governo e dalla Ue: l’anno prossimo
il tasso di senza lavoro salirà al 12,3%, quest’anno
Pil in calo dell’1,4%.
La recessione finirà nel 2013, ma gli strascichi della
crisi economica si sentiranno per tutto l’anno
prossimo: se l’economia tornerà a crescere (+0,7%
secondo le stime dell’Istat), la disoccupazione non
accennerà a diminuire, anzi aumenterà fino al 12,3%.
Sono le previsioni macroeconomiche dell’istituto
nazionale di Statistica secondo cui alla fine del 2013
il Pil calerà dell’1,4%, mentre l’anno prossimo – con
il traino della domanda interna – crescerà dello 0,7%.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, invece,
continueranno a manifestarsi “segnali di debolezza”
con un “rilevante” incremento del tasso
di disoccupazione all’11,9% (+1,2 punti percentuali
rispetto al 2012) fino a raggiungere il 12,3% l’anno
prossimo.
Numeri, quelli dell’Istat, che divergono, non poco,
dalle previsioni del governo e che – soprattutto –
mostrano un quadro più fosc