associazione
donne impresa
Occupazione femminile
penalizzata
da bassa spesa pubblica per la famiglia
Il basso livello di spesa per la famiglia colloca l’Italia al 22° posto tra i
Paesi Ue per la quantità di risorse dedicate a questo capitolo di interventi
pubblici che si attesta all’1,7% del Pil.
I
l welfare italiano non aiuta le donne che lavorano a far nascere e crescere i figli. La spesa
pubblica per la famiglia, pari a 16,5 miliardi, è
appena l’1% del Pil, a fronte degli interventi per gli
anziani che, tra pensioni e spesa per la salute, corrispondono al 20% del Pil. In pratica, per 1 euro speso
a favore della famiglia se ne dedicano 20 agli over
65. I dati emergono dall’Osservatorio sull’imprenditoria femminile curato dall’Ufficio studi di Confartigianato e presentato oggi, a Roma, alla Convention di Donne Impresa Confartigianato, che
rappresenta le 359.500 imprenditrici artigiane attive in Italia.
Il basso livello di spesa per la famiglia colloca l’Italia al 22° posto tra i Paesi Ue per la quantità di risorse
dedicate a questo capitolo di interventi pubblici che,
nella media dei Paesi europei, si attesta all’1,7% del
Pil. Al contrario, la spesa pubblica per anziani in Italia
supera del 4,9% la media europea che si attesta a una
quota pari al 15,1% del Pil.
L’esigua quantità di spesa pubblica in servizi per la
famiglia incide negativamente sulla natalità e penalizza l’occupazione femminile. Secondo lo studio
di Confartigianato, infatti, per le donne tra 25 e 44
anni senza figli il tasso di attività lavorativa è
dell’82,1%, ma scende al 63% per le donne della stessa età con figli, con un gap di oltre il 19%. Segno che
lo Stato non offre quei servizi che consentono alle
madri di conciliare il lavoro con la cura della famiglia. Infatti, il 42,7% delle madri occupate segnala di
avere difficoltà a coniugare l’attività professionale
con gli impegni familiari. E per la cura dei figli si affidano soprattutto a reti di aiuto informale con il
51,4% dei bambini con meno di 2 anni accudito dai
nonni, mentre il 37,8% frequenta un asilo nido. La
baby sitter viene scelta come modalità di affido prevalente soltanto dal 4,2% delle madri lavoratrici.
Confartigianato ha analizzato anche la qualità dei
servizi messi in campo dai singoli Comuni che,
16 l’Artigianato
Anno LXVI N. 12 Dicembre 2015
complessivamente, dedicano alle famiglie e ai minori
il 40% della spesa totale per interventi e servizi sociali.
Una quota media nazionale superata però da Umbria,
con il 55,7%, Emilia Romagna (49,8%), Liguria e Molise (entrambe con il 49,6%). La spesa media pro capite dei Comuni per famiglie e minori è di 113 euro,
ma viene superata in Emilia Romagna con 237 euro,
Trentino Alto Adige (198 euro), Valle d’Aosta (194 euro), Liguria (187 euro).
Rimane comunque molto basso l’utilizzo degli asili nido: a livello nazionale soltanto l’11,9% dei bambini fino a 2 anni ha usufruito di questo servizio. Le
cose vanno un po’ meglio in Emilia Romagna con una
quota del 24,8%, Toscana (19,6%), Lazio (16,8%), Valle d’Aosta (16,7%).
«Le donne italiane – sottolinea Edgarda Fiorini,
Presidente di Donne Impresa Confartigianato – sono sull’orlo di una crisi di… welfare. L’Italia, infatti, non sembra essere un Paese per mamme che lavorano. E lo è ancor meno per le imprenditrici le
quali sono escluse dagli interventi a tutela della maternità previsti per le lavoratrici dipendenti. Risultato:
tra crisi economica e carenze dei servizi pubblici per
la famiglia, il numero delle donne che svolgono attività indipendenti tra il 2005 e il 2015 è diminuito del
5,6%. Per conciliare lavoro e famiglia, sollecitiamo
per le imprenditrici una serie di interventi: la possibilità di utilizzare voucher babysitting integrati da
voucher per l’assistenza ai familiari anziani e ai disabili; un voucher per formare i collaboratori chiamati a
sostituire temporaneamente la titolare nell’attività
d’impresa; un credito d’imposta per incentivare la
creazione di attività d’impresa nei servizi di welfare
per la famiglia e per l’infanzia; sgravi fiscali e contributivi per assunzioni a tempo determinato di coadiuvanti nei periodi di maternità o di assistenza a figli
minori o parenti anziani; l’istituzione, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, di un Fondo per
l’imprenditoria femminile».
[S.F.]