i due appuntamenti che hanno legittimato
il nuovo circo nella cultura italiana: la Festa
del Circo di Brescia (1999-2008) e il biennio della Biennale Teatro di Venezia (19992000) guidato da Giorgio Barberio-Corsetti. Oggi esiste una buona decina di festival
italiani, sebbene quasi sempre in forma
ibrida con il teatro di strada e arti affini, e
spesso con spettacoli gratuiti, ma sempre
con un entusiasmo di pubblico notevolissimo. Nell’ultimo decennio si sono distinti
foto di Andrea Macchia
to alla sincera immediatezza degli artisti,
alla capacità di rimotivazione sociale dello
spazio urbano, ma anche alla gratuità
degli spettacoli, che consente l’affluenza
di masse notevoli di pubblico. Affine a tale
ambito é anche il movimento ormai enorme della giocoleria.
La riflessione culturale e accademica.
Una volta si pubblicava un libro sul circo
ogni decennio. Oggi esiste una bibliografia
costante e varia, che ha arricchito non solo
la saggistica ma anche la letteratura. Allo stesso modo sono
molti i fotografi e i giovani
documentaristi accomunati
nella scelta del circo come
argomento. Le tesi di laurea
sul circo sono numerosissime in tutta la penisola, in
gran parte affluenti alla cattedra nata alla Statale di
Milano (2005) attorno ad
Alessandro Serena, sede
anche delle Giornate di Studio sull’Arte Circense. Fondamentale negli ultimi anni
anche il ruolo del CEDAC, il
centro di documentazione
nato a Verona: il nuovo
circo, come in molti altri
Paesi, significa anche diffusione del patrimonio e
riscoperta delle radici.
Il movimento animalista.
Nella sua forma mediaticosociale ha molto inciso nella percezione di “nuovo circo”, generando la semplificazione mediatica per cui é sufficiente
eliminare gli animali per rinnovare il genere. In ciò, usando come facile bandiera il
Cirque du Soleil, e alimentando automatiche simpatie verso il nuovo circo, a prescindere dalla qualità delle proposte. Tale
spirito condiziona anche tentativi di riforma legislativa del settore.
Il circo di tradizione. Resta il primo
punto di riferimento degli italiani in fatto
di circo. I circa centocinquanta circhi del
nostro Paese sono la forma popolare più
consistente nello spettacolo dal vivo: l’unico settore che, assieme alle sale cinematografiche e ai grandi concerti, quasi sicuramente saprebbe sopravvivere senza
contributi pubblici. È un mondo tutt’altro
che indifferente all’ondata del nuovo, con
tre appuntamenti di grande respiro internazionale, ciascuno con una diversa natura: Sul Filo del Circo (Grugliasco, con un
ricco sguardo sulle nuove compagnie),
Funambolika (Pescara, tra troupes straniere per ampie platee e vedettes dei numeri
neoclassici), Mirabilia (Fossano, con lo
sguardo sul teatro urbano, le preziose presentazioni per il mercato e la progettualità
europea). Altre esperienze fondamentali
hanno avuto vita più breve, come Apripista
a Roma che ha svelato alla capitale l’universo attuale del circo nella sua declinazione più colta, ora seguito nella stessa sede
(ma con progettualità diversa) dal neonato Eccì. Senza dimenticare i festival artistici
e le programmazioni miste di cui sopra.
Il teatro di strada. Dove e come confina
con il nuovo circo? Il suo successo é lega-
le ultime generazioni delle dinastie italiane di artisti capaci di risultati acrobatici
notevoli e successi internazionali, senza
rinunciare agli animali (ormai gestiti con
livelli elevatissimi di sostenibilità). I tentativi di rinnovamento degli spettacoli tradizionali sono delicatissimi: la metodologia
di creazione segue le alchimie interne del
sapere artigianale; e nelle aspettative del
pubblico fedele il desiderio di novità resta
legato al bisogno di ingredienti prevedibili. Interessanti due esperienze recenti
come “Il Circo Acquatico” e “Il Circo degli
Orrori”: standard di produzione elevati per
un’estetica popolare disimpegnata di sicura presa commerciale, l’assenza di animali (non enfatizzata) e un target più ampio:
superando il varco fra tradizione e ricerca.
Da non sottovalutare il ruolo dei festival
classici: il Golden Circus é stata una dei
prime occasioni italiane per vedere artisti
di nuovo circo, e nel 1994 il Festival di
Verona portò per primo in Italia una produzione del CNAC francese. Anche il più
classico Festival di Latina strizza l’occhio a
realtà innovative.
Le compagnie italiane di nuovo circo.
Ultime nell’elenco, ma solo perché forse
prime per le responsabilità future nello sviluppo di un nuovo circo italiano. Sono
numerose, dotate di uno s