Juggling Magazine march 2015, n.66 | Page 29

Jug n 66:JUG new 23/03/15 10:46 Pagina 27 L intervista e traduzione a cura di Giulia Rabozzi e Daniele Giangreco VLADIMIR OLSHANSKY http://en.wikipedia.org/wiki/Vladimir_Olshansky Sedici allievi. Un Maestro. Vladimir Olshansky. Lo incontro alla terza edizione della masterclass Il clown-attore / Alla scoperta della forza della creatività, all’interno del festival Di umanità, organizzato dal Centro Teatrale Umbro tra le meravigliose colline eugubine. Vladimir Olshansky è un clown-attore che ha vinto numerosi premi e ha collaborato con Slava Polunin e il Cirque du Soleil, per poi scoprire la propria vocazione come clown ospedaliero. Nel 1988 Vladimir Olshansky scopre il lavoro di Michael Christensen, se ne appassiona e inizia una collaborazione che lo porta a diventare uno dei supervisori degli “Hospital clowns” del Columbia Presbyterian Hospital di New York. Anni dopo, nel 1996, insieme al fratello Yury e a Caterina Turi Bicocchi Vladimir fonda a Firenze Clown Aid, che nel 1999 diventerà Soccorso Clown. Ho iniziato la mia carriera di clown in una scuola di circo a Mosca, anche se ho sempre desiderato essere un attore, ma la vita mi aveva riservato un’altra strada. È stata una cosa inaspettata, come l’approccio al processo creativo che continuo a diffondere. Amo comunque sempre il teatro e, dopo essermi diplomato alla scuola di arti circensi di Mosca, sono andato a lavorare al teatro statale Krasnoyarsk con uno dei migliori registi russi dell’epoca, Cama Ginkas. Dopo questa fantastica opportunità, sono ritornato alle mie radici circensi, alla pantomima in particolare. Mi considero un clown mimo, con notevoli influenze da Marcel Marceau e altri maestri del cinema muto. In seguito ho ottenuto un gran successo creando uno spettacolo basato sulla pantomima. Il mio repertorio è frutto del lavoro con diversi registi, come Jurij Gerzman, grande marionettista, e con professionisti di svariate discipline. Ritengo sia importante imparare dalle diverse arti, specialmente per un clown, che racchiude in sé un’ampia gamma di possibilità espressive. Ho studiato il clown per anni, e per me non è stato un semplice divertimento, ma una vera e propria professione. Un mestiere, che richiede dedizione e sacrifici. Chi è il clown? Nessuno lo sa. È molto raro che qualcuno sappia definirlo e di solito la risposta è: “uno che rende le persone felici, che le fa ridere”. Ma perché? Cos’è questa professione, quale l’essenza di questo mestiere? Così ho iniziato a pensarci su e sono arrivato alla conclusione che la clownerie è un’arte performativa: una persona che vuole diventare clown deve perciò dapprima studiare l’arte dell’attore, sviluppare doti attoriali, perché il clown è prima di tutto un attore. Un attore comico, con un talento comico, perché senza questa combinazione il clown non esiste. Se una persona non ha il senso dello humor, potrà diventare un attore, ma non un clown. Dunque, è una scoperta, è una via, ma bisogna essere onesti: se trovi un dono, un talento in te, devi avere il coraggio di seguire il tuo destino; altrimenti sarebbe meglio per te cambiare idea. Oggi l’idea di diven- tare clown è quasi una moda, molte persone pensano sia sufficiente un naso rosso, il trucco, e sei un clown! È un’idea sbagliata, è una maschera di Carnevale; ed è vero che a Carnevale ogni persona può diventare un’altra persona, ma ciò di cui stiamo parlando è una professione. Il mio obiettivo primario è liberare le persone, renderle libere dalle idee sbagliate, dai cliché, dalle tensioni, dalle paure, dalla paura del palco. La libertà è il primo passo, perché un mestiere non è lo scopo della vita. Lo scopo della propria vita dovrebbe essere più grande. Esistono tante cose più importanti per cui vale la pena vivere, come l’amore, le altre persone, la vita stessa. Personalmente ho scoperto che la priorità nella mia vita è dare agli altri, più che ricevere. E nel momento in cui ci rendiamo conto di questo, non siamo più così chiusi, ci sentiamo più liberi. Perciò insegno prima di tutto a sviluppare la nostra anima, la nostra spiritualità, la consapevolezza di noi stessi e di ciò che ci circonda: capire qual è lo scopo, il valore della nostra vita che ci rende liberi. j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 6 6 m a r z o 2015 27