Juggling Magazine june 2015, n.67 | Page 13

Quattro sono invece i ‘keynote speakers’ che patrocinano il convegno, ai cui interventi viene dedicata un’ora e trenta minuti di attenzione. Jean-Michel Guy, critico di punta nel panorama circense europeo, inaugura il convegno con una riflessone sul circo contemporaneo che, provocatoriamente, “non esiste!”; prosegue il Prof. Dr. Paul Bouissac, semiologo francese e affermato studioso della semiotica del clown, con un intervento chiamato “The traditional circus as trade and art”; il Prof. Dr. Philippe Goudard dell’università di Montpellier contribuisce con un approccio multidisciplinare alla definizione di circo, mentre la Prof. Dr. Camilla Damkjaer, docente all’Università delle Arti di Stoccolma, congeda gli astanti con una approfondita analisi sulle possibilità articolatorie del corpo circense. Il vero momento chiave del convegno arriva però il 17 aprile: a partire dalle 16:30 tutti i relatori si siedono ad una tavola rotonda, la Strategic Planning Session annunciata sul flyer, in cui ciascun partecipante presenta lo stato dell’arte circense nel paese di provenienza e suggerisce nuove proposte di networking per connettere varie realtà circensi europee ed extraeuropee. Progetti di mappatura, ‘case del circo’, istituzioni per lo sviluppo e la promozione di spettacoli: due ore di discussione in aula magna rendono più che mai lampante quanto interesse possa riscuotere il circo, non solo sotto un tendone rosso e circolare, ma anche tra i banchi angusti dell’accademia. Nella mente di Franziska Trapp, organizzatrice dell’evento, l’idea della conferenza nasce spontaneamente da una forte passione per il mondo del circo e dalla sua volontà di portare gli studi circensi al centro dell’attenzione dell’università tedesca, che raramente concede il giusto canale espressivo a questi temi. “Benché la semiotica dovesse essere il tratto unificatore dei vari interventi – confessa Franziska - in realtà essa è diventata il punto di partenza: come le discussioni hanno dimostrato, infatti, il focus della conferenza si è poi tendenzialmente allargato ed è andato ad abbracciare un più ampio spettro di approcci alla disciplina, garantendo un assoluto arricchimento generale degli spunti di riflessione”. Dopo tre giorni così resta poco da aggiungere. Tutto questo ci ricorda ancora una volta , come scrive Glenn Collins, “che sia tradizionale o sperimentale, il circo è circo” e in quanto tale esso è una delle primarie - e forse archetipiche - occasioni che la società ha di riflettere sulle convenzioni sociali, sui propri limiti e sì, sull’impossibile. Per far sì che questo messaggio sia sempre attuale non basta sperare che il mondo del circo cresca e si diffonda da sé, ma bisogna che artisti e teorici mettano il proprio sapere e la propria arte al servizio l’uno dell’altra, e cooperino attivamente per una attiva e vitale condivisione”. La Germania, oggi, ci insegna che questa strada è possibile. j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 67 g i u g n o 2015 11