INFORMAZIONE VIVA - Anno 1 - N. 0 - 31 GENNAIO 2016 N. 8 - 18 Novembre 2018 | Page 13

informazioneviva - 18 Novembre 2018 Non è mai troppo tardi Caso Cucchi: giustizia deve esser fatta Un calvario che dura ormai da nove anni di cui, sette di questi, impiegati in processi, 45 udienze, perizie, maxi perizie, 120 testimoni e decine di consulenti tecnici ascoltati. Sono i nu- meri di uno dei casi più seguiti dall’o- pinione pubblica italiana, il caso Ste- fano Cucchi. Tutto inizia la sera del 15 ottobre 2009. Stefano Cucchi, in possesso di 20 grammi di hashish e di alcune pastiglie, viene arrestato. 7 giorni dopo, viene trovato morto in una stanza all’interno del reparto protetto dell’ospedale Sandro Perti- ni di Roma, dove era ricoverato da quattro giorni. Le cause della sua morte sono apparentemente scono- sciute; fino ad arrivare all’11 ottobre 2018, quando, durante il processo bis di primo grado, uno dei cinque cara- binieri imputati, Francesco Tedesco, confessa e accusa gli altri colleghi del pestaggio del giovane romano. Il ca- rabiniere, nella sua deposizione, rive- la l’esistenza di una nota scritta da lui stesso in cui spiegava che cosa fosse successo a Cucchi. La nota sarebbe stata inviata alla stazione Appia dei carabinieri per poi sparire misterio- samente. A discapito di chi sostiene di trovarci finalmente di fronte alla verità, si dovrebbe invece riflettere riguardo al fatto che evidentemen- te, fin dall’inizio, fossimo consape- voli dell’esito finale di questa storia e che purtroppo, solo ora, abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare ad alta voce. Il quesito che sorge sponta- neo è dunque: come può la coscien- za di un uomo, consapevole di essere innocente, aspettare ben nove anni prima di parlare, dopo aver sempre sostenuto che in quella famosa not- te, non accadde nulla? “Paura per la carriera”, “ritorsioni”, il “convin- cimento che la vicenda fosse stata gonfiata mediaticamente”, motiva- zioni che hanno portato il carabinie- re sia a suggerire ai colleghi di utiliz- zare cellulari nuovi al fine di eludere le intercettazioni, sia a far sparire il computer dove precedentemente aveva scritto la relazione di servizio in cui si raccontava del pestaggio. Ma “il muro si sta sgretolando”, ammet- te Tedesco, e la situazione diventa man mano sempre più insostenibile. Troppe sono le pressioni, e troppa la gente che parla e che, nella sua estraneità ai fatti, “indovina” come sono realmente andate le cose. Ba- sta così poco per frantumare anni e anni di temporeggiamento. Nono- stante questo, c’è chi sostiene che la giustizia non sia per tutti. Dopotutto, Cucchi era uno spacciatore, un dro- gato. Dalla parte dell’opposizione, c’è chi lo considera invece un eroe. Ma Stefano non era niente di tutto questo. Senza far uso di titoli e ste- reotipi, Stefano era semplicemente un ragazzo. Certo sì, dalla vita un po’ scombussolata, frutto di scelte sue, ma quest’ultime, che possano essere condivise o meno, non decretano la sua condanna a morte. Non siamo chiamati ad essere assassini, poiché nessuno ha il diritto di uccidere o avere un atteggiamento violento nei riguardi di chi ha deciso di segui- re un percorso differente dal nostro, ma tutti abbiamo il dovere morale di essere giudici: perseguendo la verità ed evitando di arbitrare la vita altrui. Giustizia deve esser fatta, dunque. Per Stefano. Per la sua famiglia. Per tutti coloro che portano con onore quella tanto agognata divisa, dive- nuta con troppa facilità il bersaglio di punta su cui i rivoltosi gettano le pro- prie frustrazioni. Come ci dimostra questa storia, non tutti sono degni di indossarla, eppure ciò non deve permettere che venga infangato chi con sacrificio quotidiano e rispetto ricopre questa professione; creden- do che anche il minimo spiraglio di luce possa sempre fare la differenza. Federica Borrelli Dott.ssa Elisa Cavaliere PSICOLOGA, PSICOTERAPEUTA TERAPIA FAMILIARE, DI COPPIA ED INDIVIDUALE CELL. 338 4150301 (per appuntamento) f: Psicologa Psicoterapeuta Dott.ssa Elisa Cavaliere E-mail: [email protected] 13