In nome del rock italiano by Parisi & Romero | Page 20
«Sul serio?» chiese la rockstar all'americano che,
ancora una volta, non sapeva se aver parlato con una
certa libertà al suo procacciatore di stipendio fosse
una buona mossa.
«Sai che ti dico: fai bene» lo incoraggiò il
modenese.
Poi, dopo che tutti e due erano in fila tra le
vocine che si chiedevano “è lui! Oppure…”,
aggiunse:
«Comunque, questo me lo devi. I cantautori, per
quanto possano essere sopravvalutati, qualcosa
insegnano. Pensa ai calciatori che tirano,
letteralmente, solo dei calci a una palla piena d'aria: al
di là del “dai, forza, goal e tutto l'armamentario
verbo-urlante dei tifosi”, cosa si porta a casa la gente?
Voglio dire, se in una canzone io mando a fanculo chi
sfrutta gli operai, be' l'operaio che mi sente sa che io
sono con lui. E magari prende coraggio e s'incazza.
Una rete segnata, invece, dove porta? Te lo dico io. A
ripagare il biglietto per la prossima partita, mentre il
dirigente dei miei maroni continua a far opera di
sfruttamento.»
“Be' non ha tutti i torti” pensò l'autista.
«Certo. Sono d'accordo con te. Anche se, devi
ammetterlo, qualche marachella inutile la fai anche
tu.»
«Marachella inutile?»
«Sì. Mi riferisco all'estate scorsa. Al concerto del
Modena Park.»
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