GIORGIO GESSI
L’avventura senza fine dell’incisione su vetro
Fabrizia Buzio Negri
Tra storia e leggenda, nel I° secolo d.C. Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia racconta come
il vetro fu scoperto accidentalmente intorno al 5000 a.C. da alcuni mercanti fenici che tornavano
dall’Egitto con un grosso carico di “natrum” (carbonato di sodio ovvero salnitro). Si fermarono di
sera alla foce del fiume Belus in Siria per riposare e lì scopersero il vetro casualmente quando,
non disponendo di pietre per sorreggere le caldaie sul fuoco, usando impropriamente i blocchi di
salnitro, videro uscire dalla fiamma un fluido denso e vischioso. Il mattino seguente, trovarono
solidificata una materia sconosciuta, lucente e trasparente. Era il vetro formatosi dall’associazione
ad alta temperatura del salnitro con la sabbia del fiume.
Un’avventura senza fine, che nei secoli si arricchisce di mito e di “storie”, dai Romani al Medio
Oriente fino all’espansione che Venezia diede a quest’arte.
E si arriva all’Art Nouveau e all’Art Déco, che hanno dato al vetro d’arte un’impronta straordinaria
con creatività e tecniche rinnovate: pittura, scultura e grafica su matière vivante, matière poétique
dalla bellezza ineguagliabile.
Bisogna considerare che il vetro, da sempre apprezzato per la duttilità, per la bellezza delle sue
caratteristiche, nel tempo ha compiuto sforzi per uscire dagli utilizzi limitati ed entrare a buon diritto
nell’arte.
La sua presenza nel mondo dell’arte contemporanea è una conquista recente, dovuta al fascino
della sua specificità – durezza e fragilità, trasparenza e opacità – anche grazie alla creatività di artisti
internazionali che ne hanno dimostrato le potenzialità, fruendo di tecniche sempre più raffinate.
Giorgio Gessi rientra nel fil rouge di un nuovo linguaggio espressivo dell’arte che vede alla base
il rapporto tra l’artista e il vetro. Pur nei vincoli tecnici del materiale, scende il dialogo tra il pensiero
e la mano del maestro, una sintesi di conoscenze ed esperienze diverse, sempre affascinanti, a
cui approda l’opera d’arte.
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