Il Panificatore Italiano - Aprile 2025 | Page 83

A colloquio con il Consorzio di promozione e tutela della piadina romagnola Igp.
Di Lucia Lombardi Foto apertura: Adobestock
Foto: courtesy of Consorzio Piadina romagnola

Il cibo nazionale dei romagnoli”, è la pié, termine italianizzato in piadina o piada dal poeta Giovanni Pascoli. Un pane azzimo dalla forte radice contadina, la cui storia si perde nella notte dei tempi, tanto che se ne hanno tracce fin dall’ antichità. Nel Medioevo, per esempio, la si realizzava con cereali poveri, in quanto il grano subiva forti tassazioni. A lungo è stata cotta su testi di ghisa o terracotta. Alla piada, come“ rifugio” di sussistenza primaria, si ricorreva tra una infornata di pane e l’ altra, per diventare nel corso del tempo vero e proprio emblema della Romagna, immancabile regina dello street food dagli abbinamenti che spaziano dal classico al pop, passando per il gourmet. Dal secondo dopoguerra, infatti, con lo spopolamento delle campagne e il cambiamento dei costumi, la piadina si diffonde verso la costa, così da una produzione prettamente casalinga si comincia a diffondere un consumo maggiore e un acquisto sempre più massivo in chioschi e piadinerie. Fino a sposare la sfida industriale, con produzioni messe in campo per un mercato più vasto su scala nazionale e internazionale.

Il consorzio
Per proteggere i natali e la tradizione di un prodotto fatto sul territorio, contrastare denominazioni abusive sia in Italia che all’ estero esiste il Consorzio di promozione e tutela della piadina romagnola con sede a Rimini, che « fin da subito ha avviato delle ricerche storiche da presentare al Ministero, il quale a sua volta ha portato avanti indipendentemente da noi le proprie indagini da poter presentare in Europa, affinché tutto fosse in
Alfio Biagini, Presidente del Consorzio
Manuela Brancatisano, responsabile della comunicazione
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