IL MISTERO DI BELICENA VILLCA - prima parte (ITALIANO) IL MISTERO DI BELICENA VILLCA parte 1 - (ITALIANO) | Seite 68

momento una spedizione molto numerosa, che avrebbe lasciato sguarnita la stessa Roma. Dall'altra parte, a Tartesso, la vittoria cartaginese era stata schiacciante: tutta la tartesside si trovava sotto il potere del Generale Barca, cosa che completava l'occupazione totale del Sud della Spagna. Ai Signori di Tharsis solo rimanevano le loro vite e un battaglione di fedeli ed agguerrite guardie reali. Tuttavia, qualcosa di strano e contraddittorio successe. Amilcare Barca, è verità, fece distruggere Tartesso fino a farla diventare macerie. In quest'azione tanto lui, come l’esercito mercenario, agirono mossi da una furia omicida che superava ogni raziocinio, da una corsa in dominabile che si impossessò di loro e non li abbandonò fino ad aver distrutto completamente la città già occupata. Fu come se l'odio sperimentato durante secoli dai Golen contro la Casa di Tharsis si fosse accumulato in qualche oscuro recipiente, forse nel Mito di Perseo, per rovesciarsi tutto insieme nell'Anima dei cartaginesi. Quindi, dopo la consumazione dell'irrazionale distruzione, il Generale Barca ed i Capi militari che lo accompagnavano ritornarono bruscamente alla lucidità, non essendo estranea a questo fenomeno la morte dei 20 Golen e la partenza di Bera e Birsa. Momentaneamente, qualcosa si era interrotto, qualcosa che spinge il Generale Barca a desiderare l’annientamento della Casa di Tharsis; e non rimanevano più Golen nella tartesside per iniziarlo di nuovo. Allora, libero per il momento dalla passione distruttiva del Perseo argivo, Amilcare Barca agì con la saggezza di un autentico cartaginese, cioè, pensò al suo interesse personale. Per Amilcare Barca il nemico non era solamente a Roma; li, in tutti i casi, c'era il nemico di Cartagine; però a Cartagine c'erano anche i nemici di Amilcare Barca, quelli che invidiavano la sua carriera di Generale di successo e non si fidavano del suo potere; quelli che lo avevano inviato otto anni prima a conquistare quel paese inospitale e non avevano intenzione di farlo ritornare. Amilcare Barca li avrebbe ripagati con la stessa moneta, avrebbe dimostrato verso il Governo di Cartagine la stessa indifferenza e avrebbe beneficiato l'usufrutto in favore proprio e della sua famiglia dell'immenso territorio conquistato: la Spagna sarebbe stata la Tenuta particolare dei Barca! In più, per questo, bisognava contare nell'imprescindibile collaborazione della popolazione nativa, che aveva controllato fino ad allora i paesi e conosceva tutti gli ingranaggi del suo funzionamento. E quei popoli bellicosi, che furono liberi per secoli, non si sarebbero sottomessi facilmente alla schiavitù, questo lo avvertivano chiaramente i Barcidi, a meno che i loro stessi Re e Signori li avessero convinti che era meglio non resistere all'occupazione. La soluzione non sarebbe stata impossibile poiché, secondo la particolare filosofia dei cartaginesi, "solo doveva essere distrutto quello che non poteva essere comprato". La strana e contraddittoria notizia arrivò così al rifugio dei Signori di Tharsis: Amilcare Barca gli offriva di salvare le loro vite se rinunciavano a tutti i diritti sulla tartesside e accettavano di entrare al loro servizio per governare il paese; in caso contrario, sarebbero stati sterminati come reclamavano i Golen. Con molto dolore, però senza alternative possibili, i Signori di Tharsis dovettero accettare una così disonorabile offerta: lo facevano per un interesse superiore, per la missione familiare e la Spada Saggia. Una volta regolata la resa, quelli di Tharsis passarono a servire i barcidi e riuscirono a riappacificare la tartesside e riorganizzare la produzione agricola ed industriale. Per la