IL MISTERO DI BELICENA VILLCA - prima parte (ITALIANO) IL MISTERO DI BELICENA VILLCA parte 1 - (ITALIANO) | Page 206
osa attaccare gli spagnoli; l'indecisione è sfruttata da Ruggero per devastare la
guarnigione di Calabria e conquistare altri punti all’interno; in breve tempo la Sicilia
dispone di un governatore in Calabria che minaccia, ora via terra, il dominio francese di
Napoli. Ma quando Carlo d'Angiò si decide a inviare il resto della sua flotta al largo della
costa della Provenza, per sostenere l'avanzata del Re di Francia, le sue navi sono prese
tra due fuochi di fronte a Saint Pol e completamente sconfitte da Ruggero di Lauria: quel
disastro, che costò settemila vite francesi, rappresentò la fine del potere navale
napoletano di Carlo d'Angiò.
In tutto questo, il papa Martino IV nel 1284 scaglia il colpo che, pensa, sarà fatale
per l'aragonese: mediante una Bolla offre l'investitura di Aragona, Catalogna e Valencia al
Re di Francia per uno dei suoi figli non primogenito. Accetta Felipe III in nome di suo figlio
Carlo di Valois e si prepara a invadere Aragona. La gigantesca impresa guerriera sarà
finanziata questa volta da tutta la Chiesa di Francia. E, come al tempo dei Catari, Martino
IV convoca una Crociata contro lo scomunicato Re d'Aragona: gli ordini benedettini,
cluniacense, cistercense e dei Templari, agitano l'Europa intera chiedendo di lottare per
Cristo, a unirsi contro l'abominevole eresia ghibellina di Pietro III il Grande. Presto Filippo
III, che è anche re di Navarra, riunisce nel paese un esercito integrato da duecento
cinquanta mila fanti e cinquantamila cavalieri, formato principalmente da francesi,
piccardi, tolosani, longobardi, bretoni, fiamminghi, borgognoni, provenzali, germanici,
inglesi ecc.
Con il concorso di quattro monaci di Tolosa che rivelano a Filippo III un passaggio
segreto attraverso i Pirenei, i Crociati invadono Catalogna nel 1285. Circondando il Re e
incoraggiandolo in modo permanente, troviamo i principali Golen Cistercensi, che
considerano la guerra una questione di vita o di morte per i loro piani di dominazione del
mondo: difficilmente quel Re, che in nessun modo meritava il soprannome "l’Audace" si
sarebbe lanciato in quest’avventura della crociata, senza l'insistenza sostenuta da Martino
IV e la pressione dei Golen francesi. Il legato pontificio avverte Pietro III "che deve
obbedire al Papa e consegnare i Suoi Regni al Re di Francia", a cui risponde
l'Aragonese, "è facile prendere e dare Regni che nulla sono costati. Il mio, acquisito
con il sangue dei miei nonni, dovrà essere pagato allo stesso prezzo. " In Catalogna
la resistenza diventa feroce; tutte le classi sociali supportano Pietro III in quella che viene
percepita come una Guerra Totale. I Cavalieri Aragonesi, gli infallibili balestrieri catalani, i
feroci guerrieri almogaveri, i servi e i soldati del popolo, fermano, bloccano e infliggono
sconfitte permanenti ai Crociati. Infine, un'epidemia finisce per demoralizzarli e scelgono di
ritirarsi sui Pirenei. Ma sulle colline di Paniza li sta aspettando Pietro III, che li ha anticipati
per tagliargli la strada, e scoppia per due giorni la grande battaglia. L'esercito francese
viene annientato: dei trecentomila Crociati solo quarantamila tornano indietro vivi; Il Re
Filippo III muore nella campagna e la Francia non sarà più in grado di conquistare
Aragona. È in queste circostanze che accede al trono di Francia Filippo IV, il Bello.