Il Michelangelo n° 4 a.s. 2013/14 | Page 5

Eroi o apatici? A noi la scelta Salvare onare per D Lo stupore assoluto. Questa l’emozione principale degli alunni venuta fuori a seguito della conferenza tenuta dal dottor Maurilio Carpinteri sul problema della donazione degli organi. Troppi pregiudizi ed una considerazione superficiale dell’argomento, portano la maggior parte della gente a ritenere questo come un qualcosa di umanamente ingiusto. In fin dei conti, chi pensa ciò è sicuramente chi ha provato in prima persona il dolore di perdere una persona cara e che quindi, a causa del legame affettivo con il defunto, si è chiuso nella convinzione che corpo e anima debbano ‘riposare in pace’. Ma, se si riflette un attimo, sorge spontanea una domanda: Che me ne faccio dei miei organi io che dopo la morte sarò destinato a diventare cenere? La risposta è ovvia: nulla. Proprio da queste considerazioni si arriva alla conclusione che, donare i propri organi, non può che giovare all’umanità. Purtroppo, la classificazione della donazione degli organi come fattore negativo, deriva non solo dal problema emotivo, ma anche dal rino- Il prof. Maurilio Carpinteri mato problema del cosiddetto “mercato nero”. C’è chi è disposto a tutto per guadagnare denaro, persino a donare i propri organi o quelli dei propri figli. Se solo ciò non avvenisse così frequentemente, il giudizio riguardo all’argomento sarebbe certamente più razionale e positivo. Dunque, se non fossimo così accecati dalle emozioni e dalle esperienze, crederemmo tutti, come è giusto che sia, che donare gli organi è veramente giusto. A questo proposito, per essere veramente certi di ciò che abbiamo appena affermato, potremmo fare un paragone tra la donazione degli organi e il riciclo. Mettiamo il caso che qualcuno abbia appena finito di bere una lattina di Coca – Cola. A quel punto si troverebbe davanti ad una scelta: gettare via la lattina nell’indifferenziata oppure gettarla nell’apposito contenitore al fine di riciclarla e produrre altri oggetti. Se la gettasse nel contenitore comune, sprecherebbe soltanto materiale, se la gettasse nell’apposito contenitore, contribuirebbe alla “vita” di altre lattine. Ecco, la lattina rappresenta il nostro fegato, i nostri reni, il nostro cuore; possiamo decidere di gettarli nell’immondizia o di donarli e contribuire alla vita di un altro individuo che ne ha bisogno. Detto ciò, si arriva ad una sola e gratificante conclusione: sapremo che, dopo la nostra vita, avremmo contribuito a salvare l’umanità e saremmo tutti, nel nostro piccolo, degli eroi. Salvatore Beninato III A Liceo Scientifico PAGINA 5