il Lettore di Fantasia selezione n. 2 | Page 14

nera fiaba d'autunno il Lettore di Fantasia «Era furba, Mor'agh. Furba, perfida e piena di malizia, più di ogni altra creatura del Creato...» scialli e dei grembiuli che usava come abito. Quindi aprì lo zaino ed il suo sguardo s’illuminò. ~ «Oh! Sì, sì! Bello, bello!» strillò, rialzandosi con «Hi hi hi! Ha ha ha! Hai visto Balhor come correvano?! Ha ha ha! Hi hi hi! Leprotto e leprottina, correte giù dalla collina!» sorprendente agilità. Batté le mani, applaudì, fece una piroetta, accennando due o tre passi di danza. La vecchia aveva l’aspetto di una pazza. Rideva piegata in due, tenendo stretti i fianchi, temendo forse si «Miele, Balhor! Miele, tesoro mio! Miele bello, miele dolce, miele bello, dolce e profumato!» strappassero. Il ventre le vibrava, rimbombando forte, La vecchia adorava quel fluido alla follia. Lo adorava percosso come una grancassa dai grossi seni flaccidi. Le e lo cercava avidamente, solo non poteva mai mangiarlo: pieghe sotto al mento schioccavano con orribili risucchi. aveva troppa paura delle fate, quelle odiose creaturine Il suono colloso di scarponi intrappolati senza scampo gialle e nere che ronzavano sempre attorno ai favi, nella melma. ostinandosi a proteggerli con pugnali avvelenati. Per «Leprotto e leprottina! Giù dalla collina! Dalla collina giù... e non ci siete più!» questo ora ballava, per questo ciabattava allegra tra i rifiuti della cima: aveva trovato un tesoro. Un magnifico, Il riso si trasformò via via in un singulto pigolante, in splendido tesoro! un mormorio sconnesso, mentre Mor’agh ciondolava Balhor, al contrario, non sembrava altrettanto qua e là per il pianoro, raccogliendo il frutto delle sue interessato. Il grosso gatto nero uscì con noncuranza dal fatiche. Lo zaino ed il tascapane del ragazzo, gettati cespuglio. Fatti tre passi si fermò, iniziando a lisciarsi il prima di afferrare la sorella e gettarsi a rotta di collo pelo. Folto e lucido, senza interruzioni, sembrava fatto lungo la via appena percorsa. La tracolla si era aperta di tenebra e velluto. Gli occhi, invece, erano smeraldi, nella caduta, spargendo parte del contenuto sul sentiero. enormi gemme degne del bottino d'un brigante. «Cosa abbiamo qua?! Cosa abbiamo là?!» canticchiò Guardavano Mor’agh, tra una leccata e l'altra, la vecchia, afferrando involti e slegando lacci con dita tremanti d’emozione. giudicandola con aria annoiata, quasi riprovevole. Con calma e metodo, Balhor si pulì l'intera zampa «Erbacce?! Puah! Buone per lumache e funghi!» sinistra, quindi passò al petto. Poi, d’improvviso, si esclamò con un gesto di disprezzo, gettando all’aria i fermò. Drizzò le orecchie, trafiggendo le ombre del sacchetti con le erbe da decotto. sentiero. Anche la padrona si volse nella stessa «Mmmm... e questo? Che cos’è mai questo, amoruccio mio?» proseguì, strappando con voracità un pesante involucro di stoffa. «Oh oh oh! Cucciolo mio?! Oh oh oh! Hai sentito, che fortuna?! Stranieri, amore mio! Altri stranieri caduti Infilò una manaccia dentro, rimestò e ne estrasse un pugno di cristalli trasparenti. Dubbiosa, Mor’agh ne fece un sol boccone. «Mmmm... direzione, quella opposta ad Andh. sulla nostra piota!» ridacchiò la donna, carezzando l'orcio del miele come fosse una sfera di veggenza. Tutti consideravano Mor’agh una fattucchiera ed ahhhh... buono... buono... infatti conosceva un incantesimo. Uno soltanto. La piota ahhhhhhhhhhh! Brucia! Brucia! Brucia!» sobbalzò dello smarrimento. Si trattava di una zolla erbosa, subito dopo, sputacchiando sale a grani grossi. stregata con urina e parole di potere, capace di far L’esperienza non sembrò troppo turbarla e fece perdere senno e direzione a chiunque tanto sfortunato sparire il pacco in una delle innumerevoli saccocce degli da pestarla. La donna ne piazzava alcune alle estremità pag. 14 di 16