nera fiaba d'autunno
il Lettore di Fantasia
liquidi. Era pallida ed insieme sudata per lo sforzo. Le
labbra le tremavano ad ogni respiro.
«Allora, com’era questa strega?» chiese a voce alta
Lysbeth, stringendo con foga le coperte.
«Ce la fai?»
«Brutta. Cattivissima. Tremenda,» spiegò subito la
La sorella annuì, nonostante si vedesse bene quanto
fosse sfinita. A sei anni, non era abituata a camminare
tanto e su terreni tanto impervi. Garth forzò un sorriso
per provare a rincuorarla.
madre, mostrando le unghie e mimando l'espressione
d'una fiera pronta al balzo.
«Peggiore
perfino
di
G'hadara?»
proseguì
la
figlioletta, per nulla impressionata.
«Dai, che poi in discesa ti prendo in groppa...»
Yvonne rise di gusto.
Una promessa ardua da mantenere, che però sembrò
«No, peggiore no. Altrimenti la storia sarebbe troppo
rasserenarla. Il ragazzo inspirò a fatica. Era alto e
robusto per la sua età, con muscoli allenati dal lavoro
quotidiano alla fattoria: ma era stato un lungo giorno
paurosa...» ammise, con una strizzatina d’occhi.
La bimba apparve quasi delusa, ma si riprese in
fretta.
anche per lui e zaino e tascapane gli segavano le spalle.
«Dai, dai, continua!»
Aveva le gambe molli ed il fiato corto: tagliati un po’
«Allora... Mor’agh era davvero orrenda. Grassa,
dalla fatica, il resto dal terrore di quel luogo.
sporca e puzzolente. Girava mezza nuda, coperta di
Garth si guardò attorno e faticò a trattenere un
stracci e avvolta da uno sciame di cimici e mosconi. La
brivido. Dentro di sé si maledisse. Solo un imbranato o
pelle formava pieghe spesse, dove l’unto fermentava
un deficiente avrebbe imboccato spensierato il Valico. E
come il mosto nel tino, formando bolle e pustole
lui si rese conto d’esser stato entrambi.
schifose. Quando camminava, lasciava cadere liquami ad
Il sentiero saliva a stretti tornanti, seguendo il fianco
ogni passo. Una scia malefica, che sfamava vermi e
scosceso della collina. A destra, il pendio s’alzava
funghi velenosi. Mor’agh aveva occhi piccoli ed una
brusco, un muro compatto che finiva con la sella appena
vista pessima: ma l’udito era finissimo e nessuno entrava
sotto la cima. A sinistra, il terreno scendeva a precipizio,
nel suo bosco senza esser subito trovato. A quel punto,
formando un piano quasi verticale fino alla valle
per l’incauto non c’era più speranza: sarebbe stato preso,
sottostante. Duecento, trecento passi, forse più.
bollito e divorato. Perché lei era maestra di magia, regina
Invisibile. Perché, da un lato all’altro, gli alberi coprivano
di pozioni e comandava un demone terribile...»
ogni cosa. Fusti maestosi, neri e scarlatti nel tramonto, le
chiome alte, intrecciate a formare ombrelli scuri sopra il
suolo. Radici scavavano profonde nella terra, formando
buche
ed
anfratti
dove
s’accumulavano
strati
imperturbabili di foglie.
Foglie. Ramoscelli. Guano. Strisce d'urina, cumuli di
sterco. E teschi ben disposti di piccoli animali. Corvi,
scoiattoli, topi, lepri, volpi e tassi. Penne nere li
ornavano ed altre pendevano dai rami, insieme a lunghe
trame d'ossicini ticchettanti. Qualcuno li aveva messi là a
monito e Garth sapeva bene chi.
Mor’agh. La crudele Megera del Valico di Andh.
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Le labbra della bimba s’aprirono in una smorfia
incredula.
«Un demone? Un vero demone?»