Il Giornale Democratico Nov/Dic 2018 Il Giornale Democratico NovDic 2018 | Page 3
Dicembre 2018
Il Giornale Democratico
quello di coloro che non
rispecchiano i requisiti di accesso a
questi Sistemi di integrazione
basati su percorsi di studio e
programmi
di inclusione
lavorativa, essendo l’accesso
limitato ai titolari di protezione
internazionale,
minori
non
accompagnati,
permessi
di
soggiorno nuovi introdotti (per
cure mediche, per calamità, per
atti di particolare valore civile) e
permessi di soggiorno per casi
speciali (per protezione speciale,
per vittime di violenza domestica,
per particolare sfruttamento
lavorativo).
Mentre è ben chiaro che la legge
non è retroattiva, ossia che chi ha
ottenuto la protezione umanitaria
prima del 5 ottobre rimane legato
alla legge precedente e porta a
compimento l’iter stabilito, come è
evidente che chi fa richiesta dopo il
5 ottobre segua la nuova legge,
non sono specificate le linee guida
da seguire per chi ha fatto richiesta
di protezione umanitaria prima del
5 ottobre ma verrà sentito in
commissione dopo l’entrata in
vigore della legge.
Si stima che sul nostro territorio,
coloro che attualmente non hanno
i requisiti per essere ospitati siano
circa la metà: il rischio è quello di
“far tornare l’accoglienza indietro
di anni” (cit. Il Manifesto),
indebolendo le prospettive di
inserimento e di integrazione per i
migranti, nonché decurtando i
finanziamenti
e
rendendo
impossibile ai Comuni prendere
parte a questi progetti.
La forza del vento NazionalPopulista nel Mondo
Nella notte di domenica 26 maggio
2019 inizieranno ad arrivare i primi
risultati sulle elezioni europee,
evento già ora molto discusso nel
nostro Paese. La prossima tornata
elettorale è dipinta da molti come
l’ultima spiaggia per arginare
“l’ondata populista” che sta
mietendo successi in tutto il
Vecchio Continente. Ma come si è
arrivati a tutto ciò? Cosa ha reso le
prossime elezioni Europee una
sorta di confronto definitivo tra
“noi e loro”?
Per cogliere al meglio la situazione
continentale ci conviene fare un
passo indietro: è il 25 marzo 1957
e, a Roma, nasce la CEE (Comunità
Economica Europea) con la firma di
sei Stati fondatori (Italia, Francia,
Germania Ovest, Lussemburgo,
Paesi Bassi e Belgio). La CEE nasce
con due obiettivi principali, uno di
stampo ufficiale e uno di stampo
ufficioso: la Comunità Europea,
devastata dai due conflitti mondiali
dei 20 anni precedenti e
minacciata dalla forza economica
delle due superpotenze mondiali
(USA-URSS), decide di far fronte
comune per assicurare un futuro di
elevati risultati economici, una
crescita duratura e inflazionistica,
un livello elevato di protezione e di
innalzamento della qualità della
vita, con l’obiettivo di un ideale
superamento dei conflitti armati.
E’ interessante rilevare che tutti i
Paesi Fondatori della CEE facessero
parte del blocco Occidentale, e che
la firma dei trattati sia avvenuta il
25/03/1957, in piena guerra
fredda. Questi due elementi ci
portano agli Stati Uniti d’America,
capi ideologi ed economici del
“Mondo Libero” e principali
sostenitori per la formazione della
Comunità
Europea,
da
contrapporre sul piano politico ai
Paesi
dell’Est
comunista.
L’antenata dell’Unione Europa
nasce quindi come risposta politica
transatlantica al blocco sovietico e,
su queste basi, iniziano a prender
vita le fondamenta del sistema di
Stato democratico a stampo
centrista-capitalista
(con
alternanza
di
sfumature
destra/sinistra nel corso delle varie
legislature),
trainato
da
un’economia di mercato (anziché
di piano com’era presente negli
stati Rossi), “forma di gestione”
che ha amministrato e deciso le
sorti di tutti gli Stati europei negli
ultimi 60 anni.
Con la fine della guerra fredda e la
consequenziale vittoria degli Stati
Uniti e dei suoi alleati, il quadro
sociale cambia: crolla il muro di
Berlino, i Paesi dell’Est entrano
sempre di più nella sfera
Alburni
di Raffaele Casella
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