Il Giornale Democratico Aprile 2019 Il Giornale Democratico Aprile 2019 | Page 8

Gen/Apr 2019 Il Giornale Democratico Un’Europa che sia meno summit e zero virgola di Antonio Iuliano Nel 2007, nonostante l’Unione Europea fosse reduce da anni di scontri, errori e spaccature, la fiducia in essa era pari al 57%, oggi si attesta al 37-38%. Nel mezzo c’è stata la più grave crisi economica che il nostro continente abbia conosciuto, per lo meno dopo il 1929. Dopo anni di studi e analisi, è chiaro a tutti che la crisi non è una nostra invenzione, ma una creatura che dall’America ha travolto i nostri mercati e la nostra economia. Oggi, gli Stati Uniti viaggiano ad un tasso di crescita del 5%, noi ci ritroviamo a fare la guerra per gli zero virgola. Perché noi europei non siamo stati capaci di affrontare la crisi così come fatto dagli americani? La risposta è semplice, ci è mancato coraggio. Mentre Obama negli Stati Uniti investiva e rilanciava su infrastrutture, trasporti, sviluppo e digitale, noi al bilancio dell’Unione Europea 2014-2020 destinavamo appena 960 miliardi di euro, meno dell’1% del PIL europeo. Ai problemi rispondevamo con la classica one size fits all, senza però considerare che i bisogni italiani erano opposti a quelli tedeschi, e quelli francesi erano differenti rispetto a quelli britannici. Alle emergenze, da sempre, abbiamo provato a rimediare con una toppa, riducendoci al minimo indispensabile, senza pensare al dopo. In assenza di una risposta comune, coraggiosa e attenta alle esigenze dei singoli stati, gli europei si sono lasciati andare agli impulsi nazionalisti che hanno trovato terra fertile nella mancanza di decisione e vigore delle istituzioni europee. Finora l’Europa è stata solo, e troppo, concentrata sulla stabilità finanziaria. La deriva tecnocratica che ne è derivata ci ha condotti alla gravissima crisi che conosciamo: un’autostrada su cui corrono senza limiti di velocità i populismi anti-europei. La ricetta che abbiamo ascoltato troppe volte è quella per cui se ognuno tiene in ordine la propria casa, la città funzionerà meglio. Ma si tratta di un ragionamento sbagliato alla radice, perché se nessuno si cura di illuminazione, decoro, manutenzione delle strade e raccolta dei rifiuti la città cadrà a pezzi comunque. Per troppo tempo non abbiamo ragionato da Europa. Nel 1950, tedeschi e francesi, dopo essersi letteralmente dissanguati per anni, attraverso le parole di Robert Schuman, ministro degli Esteri della Repubblica francese, lanciavano un’idea che avrebbe poi rivoluzionato il futuro del continente. Egli nella Sala dell’orologio del Quai d’Orsay pronunciò una dichiarazione destinata a diventare la pietra miliare dell’integrazione europea. La parola chiave di quella dichiarazione era solidarietà: “L’Europa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto.” E’ da queste parole e da quel sano principio che dobbiamo ripartire per costruire un’Europa diversa, un’Europa che sia meno summit e zero virgola, un’Europa che sia integrazione, possibilità, strumento di crescita. Un’Europa che abbia la forza, il coraggio e le potenzialità per aiutare e sostenere la crescita e lo sviluppo dei singoli Stati. Alburni Il prossimo 26 maggio saremo chiamati ad andare alle urne per rinnovare i nostri rappresentanti all’europarlamento. Per me sarà la prima volta: ammetto di essere emozionato. Gli ultimi sondaggi dicono che in Italia, e non solo, le forze euroscettiche prevarranno su quelle europeiste. Perché? 8