Il Giornale Democratico Aprile 2019 Il Giornale Democratico Aprile 2019 | Page 3
Il Giornale Democratico
Gen/Apr 2019
Fluctuat nec mergitur
Notre-Dame de Paris (1163-2019)
“È sbattuta dalle onde ma non
affonda”: il motto della città di
Parigi all’indomani della tragedia
che ha colpito la celebre
Cattedrale di Notre Dame si
carica di un significato nuovo.
Alle 18.50 circa (ora locale) dello
scorso 15 aprile, il primo
allarme: un incendio terribile
divampa sul tetto della
Cattedrale cittadina, simbolo
cattolico, culturale, europeo,
globale, una delle costruzioni
gotiche più note al mondo ed
uno dei monumenti più visitati di
Parigi. l’incoronazione di Napoleone
come imperatore dei Francesi
nel 1804 e ha dato il titolo ad
uno dei capolavori dello scrittore
Victor Hugo, il quale per primo,
con il suo romanzo ed attraverso
una petizione firmata da
personaggi illustri, all’epoca
mosse le coscienze in relazione
allo stato di degrado nel quale
l’edificio versava e alla necessità
di un imponente restauro, i cui
lavori iniziarono poi nel 1845 e
furono affidati all’architetto e
restauratore Eugène Viollet-le-
Duc.
Eretta tra il 1163 e il 1345 per
volere del Vescovo Maurice de
Sully, oggetto di ammirazione
anche da parte dei più piccoli per
le pellicole animate che citano i
suoi gargoyle e gli archi
rampanti, la Cattedrale di Notre
Dame ha ospitato, tra le tante, E’ proprio a quest’ultimo che si
deve gran parte dell’opera che
fino a qualche giorno fa sorgeva
forte e bella sulla Senna, nella
parte orientale dell'Île de la Cité,
e che nel 1991 l’UNESCO ha
riconosciuto
come
bene
protetto e patrimonio
Notre-Dame prima (a sinistra) e dopo (a destra) il restauro ottocentesco di Viollet-le-Duc.
dell’umanità. Autore di un
“restauro filologico” non esente
da critiche, teso a riportare il
monumento al suo stato ideale
di completezza attraverso una
conoscenza
esperta
delle
tecniche artistiche e dello stile
dell’opera,
Viollet-le-Duc
affermò che «restaurare una
costruzione, non è mantenerla,
ripararla o rifarla, è ristabilirla in
uno stato completo che può non
essere mai esistito fino a quel
momento». Oltre al ripristino in
facciata dei bassorilievi dei
portali e alla ricostruzione delle
varie statue, nonché al rinforzo
di contrafforti e degli archi
rampanti, alla realizzazione delle
vetrate policrome laterali, a
questo
periodo
risale
l’installazione di una nuova
guglia, conosciuta come la
flèche, sopra la crociera,
all’incrocio tra il corpo principale
e il transetto, proprio nel punto
in cui sorgeva una guglia
precedente costruita all’incirca
nel 1250, rimaneggiata in
epoche
successive
e
definitivamente demolita tra il
1786 e il 1792. La stessa che
qualche sera fa, dopo poco più di
un’ora di resistenza tra le
fiamme a 90 metri di altezza dal
suolo, è rovinosamente crollata
come un tizzone ardente,
segnando uno dei momenti più
tristi e più toccanti dell’intero
disastro.
Alburni
di Gaia Ferrara
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