pag 3 Novembre / Dicembre 2015 IL GIORNALE DEL VOLONTARIO n. 1
D iversi studi hanno d i m o s t r a t o l’ eterogeneità della popolazione che soffre di questa patologia, tuttavia alcuni autori hanno tentato di definire un confine fra giocatore sociale e patologico.
Lo psicoanalista Edmund Bergler, ha proposto nel 1957 nella sua opera“ La psicologia del giocatore” una descrizione sistematica del giocatore compulsivo, distinguendolo da quello che egli chiama“ il giocatore della domenica”.
Le caratteristiche del giocatore patologico per Bergler sarebbero:
1) Egli deve giocare frequentemente:“ il fattore quantitativo è indispensabile per differenziare;
2) Il gioco prevale su tutti gli altri interessi:“ Le sue fantasie e i propri sogni a occhi aperti si concentrano attorno a questa idea”: il gioco e la concentrazione patologica su di esso, mettono in ombra ogni altra cosa: interessi, affetti, hobby”;
3) Il giocatore patologico è pieno di ottimismo e non impara dagli errori:“ Il giocatore è apparentemente un eterno ottimista”, la sua convinzione in una finale vittoria non è scalfita dalle perdite finanziarie, anche se ingenti, anzi in taluni casi, le stesse sono da incentivo a continuare a credere in una vittoria finale: ogni giocatore dà l’ impressione di un uomo che abbia sottoscritto un contratto con il Fato, convinto che avrà infine la ricompensa, in funzione della propria perseveranza;
4) Il giocatore patologico non si ferma in caso di vincita:“ Non considera le sue vittorie come il risultato delle probabilità, ma come il pagamento insito nel suo contratto con il Fato, che lo garantisce permanentemente un vincitore;
5) Il giocatore patologico rischia in eccesso:“ Il giocatore compulsivo è sempre motivato da sensi di colpa, consci o inconsci, presto o tardi egli perde la testa, dimentica le sue buone intenzioni e rischia tutto in una sola puntata, solamente per perdere. Alcune motivazioni intime conducono il giocatore a ripetere questa modalità di gioco che non ha spiegazione logica e ciò prova l’ importanza delle motivazioni inconsce”;
6) Una sensazione di piacevole tensione( Thrill) è percepita durante il gioco; una tensione che nello stesso momento è dolorosa e gratificante“ tension”:“ Il desiderio impellente per questa
particolare tensione frequentemente sovrasta il desiderio di vincere”.
Robert Custer( 1982) ha assimilato metaforicamente il gioco compulsivo ad una malattia progressiva, la quale attraverserebbe tre fasi successive e prevedrebbe solamente quattro vie di uscita: il suicidio, la delinquenza( e l’ incriminazione), la fuga o la richiesta d’ aiuto.
La prima fase è la fase vincente, caratterizzata inizialmente da gioco occasionale e da qualche vincita importante.
Lo scopo del gioco è il divertimento e la distrazione.
Dopo questa fase, il giocatore entrerebbe nella cosiddetta fase perdente, caratterizzata da un gioco sempre più solitario, da periodi di perdita prolungati, dall’ eccessivo assorbimento e dalla progressiva perdita di controllo sul comportamento.
Il passaggio successivo è verso la fase della disperazione, durante la quale c’ è una totale perdita della capacità di controllo del comportamento di gioco e la persona può commettere atti illegali nel tentativo disperato di conquistare quella big win che è vista come l’ unica possibile via di uscita.
La fase della disperazione può infine condurre il giocatore ad una richiesta di aiuto.
Custer descrive il processo di cura del