Il foglio dell'Umanitaria n.3 ottobre 2015 - gennaio 2016 | Page 7
Dicevano
di lei...
“Visse ossessionata dal dolore degli
altri. Mentre i più chiudono gli occhi
per non vederlo, ella spalancava
bene i suoi per scoprirlo. Odiava il
dolore. Era una edificatrice di vite.
Dove c’era una rovina, ella voleva
restaurare. Non bisogna immaginarla ciecamente tenera. Aveva
talora la severità di un giudice. Era
schietta, irruente, spietata. Diceva
tutto a tutti”.
Renato Simoni
dal Corriere della Sera del 23 gennaio 1915
“Vivendo tradusse la sua anima, con
un vigore, una tenacia, un’originalità non inferiori a quelle adoperate
da un Michelangelo nel lungo esercizio del proprio genio (…) Non si trattava di far l’elemosina. Bisognava
provvedere più efficacemente: raccogliere i piccoli abbandonati, interessarsi caso per caso, dalle disgraziate del sifilicomio ai ragazzi
ladruncoli”.
Sibilla Aleramo
su L’Unità dell’1 agosto 1946
“Aveva grandi occhi chiari, limpidi e
pensosi, che vi leggevano, e si lasciavano leggere, fino in fondo all’anima. Aveva il sorriso luminoso e
stringeva la mano in un modo tutto
suo: ch’era di pietà, fiducia e promessa insieme”.
Camilla Del Soldato
“Ella sapeva avvincere le anime, trasfondere in esse il calore della sua
persuasione, l’impeto della sua rivolta. Quando vedeva davanti a sé il
cencio umano folgorato, la sua pietà
si convertiva in carezza muta e lieve.
Chi ricevette il beneficio supremo di
sentirsi compreso e compianto da un
cuore come quello, non potrà mai
dire che la vita gli sia stata interamente dura”.
Augusto Osimo
“Nella lotta infaticabile di ogni giorno contro tutte le forme del male,
Ella aveva la divina virtù di parlare
La copertina del volume edito quest’anno, in occasione del centenario dalla morte della “santa laica”.
al cuore degli infelici, senza umiliare; era una meravigliosa creatura,
cresciuta al culto della giustizia,
un’opera di perfezione morale che
la natura qualche volta regala alla
società per lenire le ingiustizie
sociali”.
Il Secolo del 23 gennaio 1915
“Ogni giorno della sua vita è stato
per lei una battaglia combattuta, e
vinta, in nome della pietà. Respirò,
inebriandosene, tutti i mali odori
della miseria, da quello più amaro
che sa di lacrime a quello più repugnante che sa di vizio a quello più
acre e terribile, che sa di sangue.
Cercò e scovò nelle bettole ubriaconi
che a poco a poco ricondusse alla
sobrietà della regola; nelle carceri,
ladruncoli dei quali si fece tanti
amici, di lealtà incensurabile; nelle
case di dubbia fama, e nelle corsie
degli ospedali ginecologici, donne
perdute che divennero, per essere
state qualche tempo con lei, operaie
oneste. Ella non potrebbe respirare
in un’altra atmosfera che non fosse
quella della miseria e del dolore: ma
vi respira, per purificarla”.
Ada Negri su “La Lettura” del marzo 1911
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Leggi un documento prezioso sulla
Casa di Lavoro dell’Umanitaria, diretta da Alessandrina Ravizza dal 1907
fino alla improvvisa scomparsa.