Non è facile condensare in pochi minuti un'esperienza, un messaggio che si vuole lanciare allo
spettatore, come un sasso rapido e fugace, un tratto che si vuole marcare, una traccia che si vuole
lasciare, magari pure indelebile. Il rischio rimane duplice: o il messaggio è semplice e banale o non
è affatto chiaro ed intellegibile. D'altra parte, se non è immediato per un regista condensare un
pensiero in pochi minuti, non è sempre facile per un critico cogliere quel messaggio. Spesso i corti,
come i film, rispecchiano una società, una cultura che non si conosce, una visione della vita che
non si condivide o si comprende, colori cupi che spaventano, fotografie di storie lontane, immagini
sfuocate. Allora bisogna studiare, documentarsi sugli artisti, sui luoghi che hanno voluto
immortalare, sulle loro storie, sugli scatti che hanno cercato di lasciare. E questa è una parte
bellissima della ricerca di un animo di un regista, della sua scoperta, del tentativo di lasciare
un'impronta, la sua ma anche la nostra di critici nascenti. Almeno parlo per me, perché William da
anni si occupa di cinema, e in questa avventura mi ha trasmesso i suoi insegnamenti e la sua
esperienza. Con questo piccolo libro abbiamo, quindi, voluto condividere con i nostri lettori il
viaggio affascinante nel mondo corto che abbiamo affrontato nell'ottobre 2013. Un mondo corto nel
senso di minuti, di sensazioni fulminee ed immediate, di pellicole che scorrono veloci, di visi e
storie corte ma che hanno un lungo respiro e sospiro, talora radici profonde. Non ci fermeremo qui,
questo vorrebbe essere per noi un inizio di un nuovo cammino nell'universo dei messaggi corti ma
intensi, come in una fiaba dal finale incerto ma che lascia aperta la speranza. Perché, con Gilbert
Keith Chesterton, pensiamo che le favole non insegnano ai bambini che i draghi esistono ma
insegnano loro che i draghi si possono sconfiggere. Ed un messaggio corto ed intenso può
sconfiggere ogni paura e dubbio, anche rapidamente.
Simonetta
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