Il filo rosso
Quando abbiamo deciso di collegare con un lungo filo rosso Mosca e Forlì mi preoccupava il fatto
di non avere mai scritto nulla di cinema e sul cinema, tanto meno sul cortometraggio. Il viaggio da
una città all'altra che collegava due mondi e visioni diverse, se non altro perché confrontava un
modo di scrivere e di pensare femminile con uno maschile, si presentava, tuttavia, interessante e
sfidante. Io sarei stata Mosca, il "critico" lontano ed invisibile, la percezione al femminile, William
avrebbe rappresentato Forlì, il "critico" in sala se pur anch'egli invisibile, la percezione al maschile.
L'idea, nata dalla mente fervida e curiosa di William, mi era piaciuta subito, non abbiamo, a nostro
avviso, sbagliato ad intraprendere questa strada, anzi. Ma questo lo direte e sancirete voi. Anche
la scelta dei cortometraggi da visionare e presentare al pubblico avrebbe seguito la stessa
direzione. Alcune immagini e storie erano, secondo noi, più adatte ad un commento femminile,
altre ad uno maschile. Talora per il tema trattato, talaltra per una diversa sensibilità richiesta ad
una o ad un'altra visione, a volte semplicemente per inclinazione personale, per interesse ad una
storia piuttosto che ad un'altra o per la dimensione per così dire geografica e di esperienza di vita
recente che portava me a prediligere film russi e William film italiani. Come dicevo, l'avventura si
presentava non semplice. Un cortometraggio può essere d’interpretazione immediata ma spesso
non lo è.
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