Curfew - U.S.A. 2011 - Fiction - 19'
di Shawn Christensen
Curfew (coprifuoco) del regista, sceneggiatore e musicista
Shawn Christensen è il cortometraggio che negli ultimi tempi ha
vinto il maggior numero di premi, collezionando una quarantina
di riconoscimenti ricevuti nei festival di tutto il mondo, tra cui
l'Oscar 2013, nella categoria cortometraggi. Curfew racconta la
storia di un uomo depresso e il suo incontro con Sophia, la
nipotina di nove anni, interpretata dalla piccola e bravissima
Fatima Ptacek, che ha al suo attivo numerose esperienze di
lavoro
in
serie
televisive,
cortometraggi,
doppiaggio
di
personaggi di cartoni animati e anche in qualità di modella.
Ritchie, il protagonista del film interpretato dallo stesso
Christensen, nel momento più drammatico della sua vita,
mentre sta attendendo la morte in una vasca da bagno, dopo
essersi tagliato le vene di un polso, viene interrotto dallo squillare del telefono. Con la lametta
ancora tra le dita insanguinate, prima titubante poi incuriosito, allunga il braccio e risponde al
telefono. Si tratta di sua sorella che non vede da molto tempo e che, pur ritenendolo un
irresponsabile, gli chiede se può occuparsi per qualche ora della nipotina Sophia, che ha
conosciuto quando era in fasce. I rapporti tra i due sono interrotti da qualche anno, ma le
circostanze costringono la donna ad affidare la figlia al fratello, per fare in modo di affrontare una
situazione difficile, legata a violenze fisiche subite da parte di un uomo. Ritchie decide quindi di
rinviare il proprio suicidio e si medica con un po' di garza, in modo da tamponare l'uscita del
sangue e coprire il taglio che si era procurato al polso. Quello che Ritchie ancora non sa è che
quella bambina si dimostrerà molto più matura ed intelligente di lui e dopo qualche momento
iniziale di diffidenza reciproca, riuscirà a dargli nuovo interesse per la vita, facendogli riconsiderare
il valore degli affetti di sangue, in un'esistenza destinata a giungere drammaticamente al
capolinea. Il regista ha tratto l'ispirazione per realizzare questo film da una conversazione avuta
con una ragazzina di nove anni, occasione in cui si è reso conto che per molti versi lei era molto
più intelligente di lui. I bambini a quell’età assorbono così tante informazioni e lo fanno con una tale
energia, che possono esser fonte di grande ispirazione. Gli adulti, invece, di qualsiasi parte del
mondo siano, con il passare degli anni si fanno più disincantati ed indifferenti. A Christensen
piaceva l’idea di esplorare quelle due persone così diverse: una bambina piena di vita ed un adulto
che invece ne era completamente svuotato, ma che dentro di lui, aveva ancora sopito un bambino
interiore. (WM)
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