IL BRIGANTE ED IL GENTILUOMO Il brigante e il gentiluomo II | Page 35

Caruso … ancora Caruso , si rese conto di come quell ’ uomo avesse segnato la sua esistenza nonostante si fossero visti di persona solo tre volte . Tre incontri in un lungo arco di tempo ; tre incontri che avrebbero segnato indelebilmente la sua vita . Gli apparve davanti quasi fisicamente ; sobbalzò e per poco non cadde da cavallo . Poi la bestia nitrì … a Michele sembrò un nitrito d ’ orrore , un urlo proveniente dal passato , un colpo di fucile .
─ Che vi prende , signore ? – domandò Giovanni – non parlate da quasi mezz ’ ora .
─ Pensavo , caro Giovanni , pensavo . Non preoccuparti . I vecchi , sai , vivono trastullandosi nel passato . Raggiunsero un uliveto , dov ’ erano quegli olivi che prima Carlo D ’ Angiò e poi , nel settecento , Raimondo De Sangro avevano fatto portare da quella suggestiva terra francese , la Provenza , dalla quale il suo casato trasse l ’ origine . Michele , che aveva continuato l ’ opera del trisavolo impiantando nuovi oliveti che ben si sposavano con l ’ ambiente dauno , fruttando un nettare dorato dall ’ inconfondibile gusto e profumo , immaginò il gran Raimondo scrutare quelle distese verdeggianti , assaggiare le olive dal sapore forte come la sua terra , respirare , contemplare lo splendore della natura ordinata dall ’ uomo e dalla scienza . Raimondo De Sangro era per Michele come un ’ ombra luminosa che si diffondeva su tutta la dinastia , l ’ apice della genialità della propria stirpe , l ’ antenato potente , rispettato e riverito in un misto di meraviglia e timore . Fu a quel punto che il principe decise di fermarsi . Si
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