IL BRIGANTE ED IL GENTILUOMO Il brigante e il gentiluomo II | Page 21
com’è ancora giovane. Vivrà, vivrà dopo di me, sarà felice
… mio Dio quanto l’ho amata …
– Che guai mi andate combinando, don Michele? – do-
mandò il dottore.
Voglio tenervi sugli “attenti”! rispose il principe scher-
zando. Aveva il volto emaciato e lo sguardo amaro che
non permetteva alla sua ilarità di trasparire.
Lo aiutarono a lavarsi e vestirsi. – Un tempo ero forte
– pensava lui; ─ un tempo ero forte come questi ulivi della
Provenza, come la terra, le spighe di grano che tagliano il
vento. Un tempo ero giovane e forte, un tempo …
Si rese conto che questo era il suo autunno, aveva vis-
suto una vita lunga e piena, il dolore, tutti quei giorni sem-
bravano fardelli pesanti, insopportabili, capiva che tutti
quegli istanti si erano mossi verso una fine, inevitabile, ma
naturale. Il corso delle cose, dei tempi, come la natura ed i
cicli delle stagioni … era normale che dovesse andare in-
contro alla fine.
Oramai le giornate passavano ad attendere l’ultimo
istante, la conclusione, a volte gli veniva voglia di mandare
via tutti, anche Elisa, voleva che lo lasciassero solo, ad
aspettare il non più temuto, ma nemmeno accettato tra-
passo. Non accettava quella situazione, non accettava la
vecchiaia, il suo stato di salute, ed era come se anche il suo
corpo e la sua mente la rifiutassero. Col sopraggiungere
della malattia erano arrivati i ricordi, vividi e reali, aveva
iniziato a ripercorrere gli infiniti istanti della sua vita, la
giovinezza, il primo amore con Elisabetta Ruffo, quei
giorni duri e spietati in Francia, il dolore, poi Elisa …
Tra tutte, la figura che più lo aveva assillato era stata
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