il bordo dell'inferno climate fiction - guerre del cambiamento climatico | Page 48
caricatori, qualche granata a mano, un paio di fumogeni ed un
revolver africano in calibro .357 con vari caricatori a tamburo legati
al cinturone. Aveva anche un machete, un coltello, indossava dei
poveri vestiti verdastri logori, oltre ad un paio di ciabatte di
gomma. L’uomo dallo sguardo di ghiaccio, pareva molto
determinato, osservava con regolarità alla sua destra, quanto alla
sua sinistra, per mantenere l’equidistanza della formazione navale.
A circa 50 metri a babordo e tribordo e poppa, c’erano infatti
almeno cinque o sei linee successive di barche, che navigavano
tutte nella stessa direzione: Malta!. L’isola di Malta aveva già i suoi
vari incendi, il battello probabilmente avrebbe attraccato tra un’ora
circa.
Afia aveva 26 anni, era la donna di Abasi, esperta di ferite da
arma da fuoco, svolgeva il ruolo d’infermiera: portava sulle spalle
un piccolo zaino con un kit medico ridotto al minimo. Come arma
d’ordinanza aveva solo una mitraglietta Scorpion con molti
caricatori e qualche fumogeno. La donna era distesa in terra e
fingeva d’essere assopita. In realtà negli ultimi due giorni gli
ufficiali gengiskani che erano met icolosi e precisi sino alla paranoia,
l’avevano costretta a dormire di giorno per abituarsi a stare sveglia
di notte, in modo da assistere Abasi ed Azibu che erano i due piloti
della barca.
Azibu aveva 19 anni, era uno dei 4 fratelli di Abasi, Azibu era
seduto in silenzio accanto al fratello maggiore, stringeva tra le
braccia il suo mitragliatore PKM, aveva uno zaino colmo di nastri di
munizioni, un cinturone a cui era legato un machete ed un revolver
africano in calibro .357 con varie cartucciere attaccate. Osservava
con lo sguardo acuto ed attento, i profili scuri dell’isola di Malta da
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