I Quaderni della Consapevolezza Comunicare per costruire ponti | Page 3
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O M P R E N D E R S I
Abbiamo pochissimi modelli di persone che si
relazionano da pari in modo salutare, maturo,
onesto, senza desiderio di prevaricare e manipo-
lare il partner. (Robin Norwood in "Un pensiero
al giorno")
COMUNICAZIONE SINERGICA
È quella che prevede uno scambio di opinioni
tra le parti, che sanno dialogare con la necessa-
ria apertura e disponibilità. Non c'è desiderio di
prevaricazione, ma solo quello di mettere in
comune la propria posizione, mentre la si inte-
gra con quella degli altri e si cercano così dei
punti di incontro.
È la comunicazione che oggi si tende a insegna-
re ai gruppi, che devono vivere o lavorare insie-
me, in quanto crea armonia, crescita e sentimen-
ti propositivi in tutto il gruppo. È, ovviamente la
comunicazione meno nota, in quanto la nostra
società non funziona ancora su questi modelli
comunicativi.
VOGLIAMO COMPRENDERCI?
Comunicare, dal latino "communicare", significa
"mettere in comune". Un'azione che indica il far
partecipi gli altri, implica l'idea del trasmettere,
ovvero passare agli altri la nostra posizione. Ed
è proprio la nostra posizione che determinerà il
tipo di comunicazione che adotteremo. La pro-
pria posizione, ovvero ciò che si vuole raggiun-
gere attraverso il nostro modo di comunicare.
Principalmente si possono suddividere in tre le
modalità di comunicazione.
COMUNICARE PER
COMPRENDERSI
Un errore molto comune, quando si cerca di
comunicare in modo positivo, è quello di pensa-
re di dover solo tenere conto delle esigenze del-
l'altro, e tralasciare, invece, di considerare anche
i propri moti interiori. Un altro errore comune è
pure quello opposto: ovvero, come molti adepti
della moda new age ci hanno voluto insegnare,
ci si focalizza solo sul proprio stato interiore e
con estrema schiettezza (diciamolo pure, che
spesso è solo una buona dose di prepotenza!) lo
si sbatte in faccia all'altro, perché così facendo si
dimostra di essere in contatto con se stessi; poi
gli effetti che si creano con quel modo di parla-
re sono lasciati all'altro (classica è la frase: "è un
tuo problema, non mio!").
Che sia ben chiaro, la comunicazione sinergica
può solo avvenire se ambedue gli "schieramen-
ti" accettano totalmente di giocare la partita in
modo corretto. Questo significa onestà verso se
stessi, nel riconoscere i propri moti interiori, e
onestà verso gli altri, esprimendosi però in
modo sempre rispettoso dell'altrui verità.
Purtroppo, ci sono però situazioni in cui non è
possibile avere una comunicazione sinergica,
anche se, visto le ingiustizie sopportate o le pre-
varicazioni subite, ci sentiamo obbligati a pren-
dere posizione.
C O M U N I C A Z I O N E A S S E RT I VA
È quando parliamo agli altri per passare loro la
nostra posizione e vogliamo che questi la adot-
tino. È il tipo di comunicazione più facile da
riscontrare, è una comunicazione che si impone
sugli altri.
In questa situazione, il punto fondamentale è
quello di vincere sulle eventuali e possibili dife-
se altrui, sconfiggerle, per poi imporre la nostra
visione. Non c'è apertura, ma solo l'arroccamen-
to nel proprio stato. Non c'è ascolto, interscam-
bio, arricchimento, ma solo volontà di prevarica-
zione. In questi casi è il più forte a vincere.
C O M U N I C A Z I O N E S E D U T T I VA
È quando passiamo agli altri la nostra posizione
e vogliamo che questi la adottino, tuttavia, lo
facciamo in modo "intelligente", cercando di
fare leva su ciò che pensiamo essere i punti
deboli del nostro interlocutore.
È la comunicazione del marketing, pubblicitaria,
e quella manipolativa di chi, imponendo la pro-
pria idea, vuole però far credere che questa sia
stata adottata per libera scelta o per comunione
di intenti.
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