<< Il segreto è nel trovare il giusto equilibrio tra la voglia della vite di crescere e l’ esigenza dell’ enologo di avere una buona uva >>.
<< Il segreto è nel trovare il giusto equilibrio tra la voglia della vite di crescere e l’ esigenza dell’ enologo di avere una buona uva >>.
vestite di giallo. La Romagna era, ed in parte è rimasta, dominio di grandissime cooperative industriali che producevano milioni di bottiglie e che hanno modellato migliaia di ettari di campagna romagnola su questo business. Ma il mondo cambia velocemente e così le abitudini dei consumatori. Oggi, al bere quotidiano, si preferisce il bere saltuariamente prediligendo però qualità e tipicità, senza nemmeno star troppo a badare al prezzo. Si preferisce il vino che regali emozioni a quello che serva semplicemente a mandar giù il boccone. Ed è così che alcuni coraggiosi, nella patria del vino da prezzo, da qualche anno stanno scegliendo la qualità, sperimentando le potenzialità di vitigni quali il Sangiovese e il Trebbiano. E in questo contesto, una effervescenza particolare si nota sulle colline cesenati dove, per esempio, si contano 13 produttori che sono riuniti nel Consorzio dei piccoli produttori di vino e olio delle colline cesenati, con altre aziende quali, ad esempio, Podere Palazzo, i Filarini, Zavalloni o il Glicine che, ciascuna con caratteristiche proprie, interpretano la Romagna e i suoi vini storici. Sempre sulle colline intorno a Cesena abbiamo potuto visitare
Montaia, un ' azienda che, dopo il cambio di gestione, ha intrapreso una trasformazione netta, esplorando modalità e tecniche nuove per cambiare sé stessa e dedicarsi alla qualità. Per trasformare radicalmente un ' azienda che produce vino, la prima cosa da fare è lavorare sulle vigne per migliorare la materia prima. E per capire come, abbiamo parlato con Mirco, il cantiniere, e Sergio Parmegiani l’ enologo. Ci hanno subito spiegato che nella riconversione hanno dovuto fronteggiare due tipi di problemi, quasi paradossali: la grande fertilità dei terreni e la grande robustezza dei vitigni romagnoli.“ Per far un buon vino- ci spiega Sergio- dobbiamo convincere la pianta a non sfruttare tutto il terreno per far legno e foglie ma anche per far l’ uva. Il segreto è nel trovare il giusto equilibrio tra la voglia della vite di crescere e l’ esigenza dell’ enologo di avere una buona uva”. Mirco invece ci racconta del grande lavoro di conversione della raccolta meccanizzata alla raccolta manuale e di come hanno microzonato i vigneti analizzando le esposizioni e l’ altimetria e tutte le variabili che influiscono sui tempi di maturazione dei grappoli e di riflesso sui tempi di raccolta. " Passare da un lavoro impostato
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