come tale grafico non sia del tutto esplicativo della realtà del mercato statunitense . Oltre ai semplici volumi bisogna infatti tenere in considerazione di come gli USA siano anche un mercato stabile e maturo per il vino , oltre ad essere vario ed in costante espansione . Negli Stati Uniti i vini che " tirano " di più sono il prosecco e le bollicine in generale , vini semplici da bere e da contaminare per farne dei cocktail . Poi il pubblico americano rincorre anche la classicità e la qualità . Prodotti come i “ Brunelli ” e i “ Baroli ” sono sempre molto ricercati . Ma c ’ è anche un nuovo pubblico di appassionati che adora quei vini che Laura definisce “ hipster ”: sono vini ricercati , nuovi e ancora sconosciuti , che in una parola si potrebbero definire “ esotici ”. Solo alla luce di questa nuova tendenza si può spiegare il grande successo americano dei vini dell ’ Etna , come il carricante o il nerello mascalese . In pratica alla fine si assiste ad una forte polarizzazione tra i vini “ commercialoni ” e le particolarità che esprimono le grande varietà dei vini italiani . A questo punto siamo passati a parlare delle altre singolarità del mercato americano con in testa le stesse domande dei nostri amici produttori . Per ben approcciarsi al mercato americano , ci racconta Laura , è innanzitutto necessario individuare esattamente le aree nelle quali il nostro vino potrebbe piacere , perché gli Stati Uniti sono praticamente un continente . Inoltre bisogna scegliere con attenzione il vitigno da proporre , perché diversamente da noi il consumatore americano non associa un vino ad un territorio , ma presta attenzione quasi solo al vitigno . E ' necessario sapere se il nostro vitigno è qualcosa di ancora sconosciu-
to per loro e , nel caso , preoccuparsi di assimilarlo a qualcuno meglio conosciuto . E ancora : bisogna capire se il nostro vino sarà venduto al bicchiere ( opzione da non scartare negli States ) oppure in bottiglia .
17