I PIACERI DELLA VITE NUMERO ZERO - DIC 2016 | Page 15

per quale motivo il nostro potenziale cliente straniero ci sceglierà dallo scaffale. Per il passaparola? Per il nome? Per il vitigno? Per la provenienza geografica? Per l’ etichetta? Per i punteggi delle Guide o dei blogger? O semplicemente per il prezzo? Questi sono alcuni dei filtri attraverso i quali si sceglie il vino anche in Italia, ma, a seconda del mercato in cui vorremo posizionarci, questi filtri potranno avere pesi diversi. Oppure potrebbero essercene degli altri. Abbiamo premesso che vendere all’ estero è sicuramente una buona idea. Se però lasciassimo importare tutto il nostro vino al nostro Principe Azzurro allora si trasformerebbe una pessima idea. Per almeno due motivi: il primo è che il vino italiano si vende soprattutto perché è italiano ed un vino è veramente italiano, non solo perché prodotto nel " bel Paese ", ma anche perché è bevuto dagli italiani.
Questo rappresenta un’ abitudine e un’ attitudine nella quale un consumatore straniero spesso si vuole identificare. Il secondo motivo è squisitamente legato alla differenziazione degli investimenti. Siete sicuri che investire tutto in un solo grande importatore, quel famoso“ Principe”, sia una scelta responsabile e non rischiosa? E se un giorno decidesse di mollarci? O semplicemente finisse per uscire egli stesso dal mercato? Ecco, quindi che vendere all’ estero richiede conoscenze tecniche e normative, sensibilità culturale, investimenti nel marketing, diversificazione del portafoglio clienti e flessibilità produttiva. Raggiungere questo obiettivo potrà essere anche alla portata delle piccole e medie aziende italiane se, e solo se, sapranno affrontare questa sfida senza suggestioni e magari affidandosi a chi questo lavoro lo sa fare. ■
14 15