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ESPORTARE ? SI , MA CON GIUDIZIO E COMPETENZA embra che il mercato del vino in Italia sia in lieve contrazione . Senza addentrarci in lunghe considerazioni macroeconomiche , possiamo dire che , se da un lato stiamo assistendo ad una saturazione del mercato italiano , dall ’ altro è in corso un processo di selezione dei migliori . Una vera e propria competizione nella quale , negli ultimi anni , c ’ è stata una certa inflazione di attori . Se alle suddette condizioni sommiamo i problemi sistemici italiani ( tempi lunghi nei pagamenti , pericoli finanziari , difficoltà di accesso al credito ) risulta ben chiaro perché molte aziende stiano sempre più cercando sfoghi nei mercati internazionali . Purtroppo vendere vino all ’ estero richiede una solida preparazione , investimenti elevati e una struttura , sia produttiva che commerciale , che abbia la giusta flessibilità . Vuoi per le limitate dimensioni delle
aziende vitivinicole italiane , vuoi per una cultura imprenditoriale familistica e tradizionale , molte cantine hanno tuttora un approccio semplicistico alla questione e passano il loro tempo a cercare il “ Principe Azzurro ” più delle ragazzette ben pettinate delle serie tv di Disney Channel . Il “ Principe Azzurro ” è la figura mitologica che tutti i produttori cercano per risolvere tutti i problemi . E ’ colui che imprimerà la svolta , è colui che li libererà da tutti i ritardi di pagamento tipici italiani . E ’ colui che eviterà la fatica enorme di gestire una rete commerciale , vendendo in un sol colpo tutta la produzione di quest ’ anno alle enoteche di Pechino . E poi il Principe Azzurro è bello , è alto e ordinerà dei bancali di vino pagandoli in contanti . Il Principe Azzurro li adorerà , perché loro fanno il vino migliore del mondo e lui lo sa . Il Principe Azzurro li amerà , perché sono Italiani e lo conquisteranno con
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