I Meccanismi d' azione dei Farmaci June. 2015 | Page 621

consistono nella prevalente stimolazione psicocomportamentale indotta dalla danfetamina e nelle più marcate modificazioni affettivo-sensoriali causate dall‘ assunzione di ecstasy . Gli effetti dell‘ecstasy riassunti in tabella 1 giustificano la sua reputazione di social enhancer e di introspective, emotional, spiritual arouser. Nelle discoteche e nei cosiddetti rave parties gli effetti dell‘ecstasy vengono poi esaltati dall‘intensa stimolazione sensoriale prodotta dalla musica ritmata e dalle luci psichedeliche. Incidentalmente, l‘adattamento ad un particolare contesto d‘uso degli effetti dell‘MDMA ridimensiona la questione dell‘adulterazione dei preparati presuntivamente contenenti ecstasy. Infatti, sebbene le indagini analitiche condotte su materiali sequestrati frequentemente evidenzino la presenza di altre sostanze ad azione psicoattiva, di natura anfetaminica e non , resta il fatto che gli effetti ricercati sono massimamente ottenuti con l'assunzione di MDMA. Accomunati dalla capacità di interferire con i processi di accumulo di neurotrasmettitori monoa minici (noradrenalina, dopamina e serotonina) nelle terminazioni neuronali, i composti anfetaminici si differenziano tra di loro in termini di selettività nello svolgere tali effetti . In particolare, i metilendiossi-derivati delle anfetamine, e in particolare l'MDMA, massimamente l‘MDMA, differiscono dai loro analoghi per la maggiore propensione alla liberazione della serotonina rispetto a quella della dopamina e della noradrenalina . In che misura questa selettività d‘azione a carico del sistema serotoninergico sia responsabile degli effetti affettivo-sensoriali dell‘MDMA non è chiaro. E‘ tuttavia noto che tra i farmaci allucinogeni prevalgono quelli a meccanismo d‘azione serotoninergico e non è certo un caso che gli effetti dell‘ecstasy si pongano a ponte tra quelli dell‘anfetamina e quelli degli allucinogeni (tabella 1). La farmacologia dell‘ecstasy non si limita alle manifestazioni psicocomportamentali, avendo il farmaco importanti effetti neurovegetativi. In particolare, alle dosi usualmente assunte (75-125 mg), l‘MDMA aumenta la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca, induce midriasi e incrementa i livelli plasmatici di cortisolo e prolattina. Gli episodi ipertensivi mostrano una durata di circa due ore con un massimo a 90 minuti dopo l‘assunzione. L‘emivita plasmatica conseguente all‘assunzione di dosi di 75 e 125 mg è di circa 8 ore, più breve quindi di quella del composto progenitore metanfetamina, che è di 10-12 ore. Potenzialità d’abuso Le capacità delle anfetamine di indurre dipendenza siano in genere modeste rispetto a droghe maggiori, quali l‘eroina e la cocaina, anche se risultano amplificate con il passaggio da vie "lente" (orale e nasale) a vie "rapide" (endovena e inalatoria) di assunzione . Di ancor più modesta entità appare la capacità dell'MDMA di indurre dipendenza. Le basse potenzialità tossicomanigene della molecola sono ulteriormente frenate da fattori che ostacolano lo sviluppo della dipendenza. In primo luogo, il consumo di ecstasy è fortemente legato a contesti di socializzazione temporalmente circoscritti e al di fuori dei quali la sostanza non sembra essere apprezzata. In secondo luogo l‘ecstasy è tutt‘ora consumata esclusivamente per via orale e quindi per una via di assorbimento che, nel caso delle anfetamine, non permette l‘acquisizione dello stato di dipendenza. Eventi avversi 621