I Meccanismi d' azione dei Farmaci June. 2015 | Page 495

influenzati dal farmaco gli intervalli AH e HV ed il tempo di recupero del nodo del seno. Come già detto, il farmaco aumenta la frequenza di scarica del nodo del seno, ma in maniera inferiore rispetto ai simpaticomimetici: l'incremento medio della frequenza cardiaca è del 2%. Anche la potenzialità aritmogena dell'amrinone risulta limitata. Studi di farmacocinetica dimostrano che il farmaco è ben assorbito per os, con picco della concentrazione plasmatica dopo un'ora dall'assunzione. L'emivita dell'amrinone varia da circa 2 ore nei soggetti sani a oltre 12 nei soggetti con grave scompenso cardiaco. Esso viene metabolizzato con un processo di coniugazione a livello epatico e poi eliminato prevalentemente per via renale, in maggior parte immodificato. La somministrazione orale o venosa dell'amrinone nei pazienti con scompenso cardiaco causa un significativo aumento dell'indice cardiaco e della gettata cardiaca, una riduzione della pressione telediastolica ventricolare sinistra ed una riduzione delle resistenze vascolari sistemiche. La frequenza cardiaca e la pressione arteriosa sistemica sono poco modificate. È ancora dibattuto quanto il miglioramento emodinamico globale sia dovuto al migliorato inotropismo cardiaco e quanto invece alla riduzione del postcarico, per la vasodilatazione arteriosa, e del precarico, per la vasodilatazione venosa. Alcuni ricercatori hanno riscontrato quasi esclusivamente un effetto sul postcarico, altri invece hanno dimostrato un miglioramento del livello inotropico. È logico pensare ad una associazione dei due fenomeni ed alla possibilità che diversi dosaggi del farmaco e la variabilità delle condizioni emodinamiche dei pazienti prima del trattamento possano fare predominare l'uno o l'altro effetto. Inoltre, è stato documentato un miglioramento della performance cardiaca durante sforzo sia in caso di somministrazione venosa a breve termine, sia in caso di somministrazione orale protratta. Sul lungo periodo sono stati osservati fenomeni di tachifilassi: non tutti gli sperimentatori sono concordi nel considerare utile la terapia a lungo termine. Alcune ricerche hanno dimostrato un rapido deterioramento delle condizioni emodinamiche alla sospensione del farmaco nei pazienti trattati per molto tempo, tanto che è stato ipotizzato che una terapia protratta possa accelerare l'evoluzione della storia naturale dello scompenso. Indagini controllate non dimostrano variazioni di mortalità fra il gruppo dei trattati con amrinone e quello con placebo. Sebbene tutti i farmaci inotropi positivi possono potenzialmente aumentare il consumo di O2, ciò non è stato dimostrato per l'amrinone, quando usato in situazioni di scompenso, verosimilmente a causa dell'effetto positivo esercitato sulla riduzione del volume cardiaco e del postcarico. Nel cuore ischemico non scompensato invece il farmaco può aumentare il consumo di O3 e peggiorare una malattia coronarica concomitante. Dati sperimentali dimostrano che l'infusione venosa continua determina, con effetto immediato, un incremento dell'indice cardiaco dal 30% al 60% (a seconda delle casistiche), e una riduzione del consumo di O2 del 30%; gli effetti collaterali indesiderati sono scarsi. In conclusione, considerando l'esperienza dei diversi gruppi di ricerca, è possibile affermare che l'amrinone è un farmaco dotato di comprovata efficacia terapeutica; tale qualità, unitamente al favorevole rapporto rischio/beneficio, lo rende idoneo alla terapia a breve termine dello scompenso cardiaco acuto refrattario alla terapia convenzionale. Il trattamento orale a lungo termine, invece, non è stato approvato dal 495