I Meccanismi d' azione dei Farmaci June. 2015 | Page 146

Queste sostanze producono alterazioni della funzione renale che si documentano con una Proteinuria di solito reversibile. La penicillina G può dare fenomeni di ipersensibilità e allergia. Quattro sono i tipi di reazioni allergiche: - anafilassi - citotossico: il riconoscimento cellulare avviene a livello delle superfici delle cellule che sono il bersaglio della reazione. - da immunocomplessi: originano da una interazione Ag - Anticorpo in circolo e tendono a depositarsi nel mesangio. Il rene soffre. Le penicilline agiscono con questo meccanismo. I sulfamidici producono precipitati solidi del farmaco e danno fisico a livello del tubulo renale. - da farmaci TERAPIA DELL’INSUFFICIENZA RENALE 1) Questi pazienti hanno una diminuita eliminazione renale e così accumulano farmaci durante la terapia (digossina, allopurinolo, morfina, sulfonamidi). La digossina agisce a concentrazione molto bassa e un piccolo aumento può già essere tossico. 2) C‘è una competizione a livello delle molecole plasmatiche (albumina) tra farmaci e componenti endogeni che si accumulano nell‘uremia. I farmaci sono meno legati all‘albumina. Aumenta la frazione libera del farmaco e si ha l‘effetto tossico (fenitoina, prednisone). Inoltre questi pazienti hanno anche meno albumina che è saturata da composti endogeni. 3) Farmaci: poiché il paziente è uremico, aumenta l‘intervallo tra le dosi e queste diminuiscono a intervalli prestabiliti. In caso di insufficienza eliminatoria, il farmaco non riesce ad essere eliminato e si accumula. In condizioni normali la concentrazione plasmatica ha delle oscillazioni. Occorrono circa 4 emivite per ottenere una concentrazione plasmatica costante. In un paziente con uremia, l‘emivita è raddoppiata. anche ora però occorre attendere 4 emivite perché la concentrazione plasmatica si stabilizzi. Bisogna attendere un intervallo più lungo per raggiungere un regime stabile e questo è raggiunto a concentrazioni tossiche. Bisogna ridurre la frequenza delle somministrazioni. Se l‘emivita è doppia, la dose somministrata è la stessa, ma gli intervalli sono doppi. Però dando il farmaco a intervalli più ampi, ci saranno periodi più considerevoli in cui la concentrazione è alta o bassa. Ciò non è un bene se il paziente ha bisogno di una copertura totale. Allora si mantiene l‘intervallo tra le dosi come nel paziente normale, ma si riduce la dose a metà. C‘è meno divergenza tra le oscillazioni del primo approccio e così questa strategia è preferibile a quella precedente. Poiché l‘emivita del farmaco è aumentata nell‘uremia e bisogna aspettare 4 emivite per raggiungere la concentrazione plasmatica costante bisogna attendere più tempo. Si dà una DOSE D‘URTO. La prima dose normale e poi le altre sono dimezzate. Questo però non viene fatto per la digossina. 146